• Esizialesimo

    Il Calypso dell’Allegoria.

    Calypso
    Giustappunto (art by Marubad).

     

    #Calipso è una Dea del Mare,

    Immortale, bellissima, disinibita, riservata, birichina, sottomessa, morbida e pulita: chiamare al +393281660051 chiedendo di “Anna”,  solo nelle ore di scuola che col criaturo a casa non è cosa, LaMMerda si tiene pure un cazzo in culo (tutto mamma sua 💕) ma una parola mai!

    Su prenotazione si effettuano depilazioni, aborti, consulenze finanziarie, revisioni di articoli scientifici e pizze fritte, ma solo nel fine settimana.

    Leggenda narra che si innamorò di Ulisse, il quale dopo essersela spassata per sette anni, rifiutò l’immortalità e andò a piangere dalla Signora Maestra Atena perché Calipso non lo faceva ascì, ma lui se ne voleva tornare ad Itaca, da quella vecchia cuperta intesechita di Penelope, che certamente gli era stata fedele, preferendo fare la cazetta piuttosto che cedere alle lusinghe dei numerosi pretendenti.

    Noi facciamo finta di crederci, perché è ciò che ci racconta Omero ne L’Odissea.

    Omero, uno che non si sa nemmeno se sia esistito veramente. Per quanto ne sappiamo, poteva essere anche solo un intercalare usato quando tramandavano oralmente i pettegolezzi  finito per essere poi considerato come il nome dell’autore quando le hanno raccolte in forma scritta.

    O forse era una specie di hashtag con il quale si categorizzavano i contenuti: se trovavi scritto alla fine di un testo “Omero” sapevi già che si trattava di un particolare tipo di poema epico, esattamente come succede oggi sui siti porno.

    Per quello che me ne fotte, potrebbe benissimo essere Liberato tornato indietro nel tempo, ma se proprio me lo chiedete (e so che morite dalla voglia di farlo), in quanto avente diritto alla mia opinione non supportata da evidenze minimamente valide, affermo con inusitata certezza che Omero è il nome d’arte di una buciarda cretina (pure se è maschio), tra la quarantina e +∞, cresciuta a pane integrale di segale, romanzi Harmony e “Tempesta d’Amore”, i cui riferimenti culturali più elevati sono Gigliola Cinquetti e La Principessa Sissi (volevo scrivere “Il Piccolo Principe”, solo che da quando s’è saputo che è il libro preferito di Virginia Raggi e Alberto Stasi, è un po’ troppo inflazionato).

    Essa vive a Fiesole, ma ama molto Capri, perché c’è il mare. Fine biografia.

    Per intenderci, è una di quelle petulanti frangipalle alla quale non rispondono più nemmeno i gatti castrati quando li chiama per la pappa, preferendo essi morire di stenti o andarsi a tuffare nella friggitrice del più vicino ristorante con coniglio a menù, piuttosto che continuare a sentirla.

    Essendo sola e vuota, si votta a fare qualsiasi cosa per coprire lo scalpiccio della Morte che si avvicina:

    La perpetua; la promoter; la mamma a tempo pieno (pure se è zitella); la sceneggiatrice di fiction Rai; la porta della ragazza accanto; la naturopata; l’insegnante di islandese ai bambini sfortunati di avere lei come insegnante (pur padroneggiando solo l’astigiano e la lingua farfallina); la ragazza del Coyote Ugly; la levatrice; la supertestimone di quassiasicosa; l’esperto che dice cose negli articoli scritti con pressapochismo ed inevitabilmente, siccome per disgrazia legge e scrive, finisce a fare anche l’autrice che da voce alle odissee quotidiane delle giovani donne/uome/cane/vecchie protagoniste del loro tempo e dilapidatrici del nostro.

    Ha un discreto successo, perché come lei ce ne sono diverse ed è noto alla Scienza che i simili si supportano ed incoraggiano per associazionismo darwiniano (“Amoreee! Ma sei bravissimaaa, a quando un manoscritto?”), concetto elegantemente reso dall’espressione “merda e merda fa scopa”.

    Praticamente parlo di vostra zia o di voi tra pochi anni, pure se siete maschio.

    Se c’è qualcuno che sta già prendendo la rincorsa per rinfacciarmi che l’Odissea c’ha millantasette anni, quindi ho scritto un vaniloquio paradossale, pieno di banali clichés, imprecisioni e riprovevole misoginia, non posso che dirgli:

     

     

    VAFFANCULO!

     

  • Vedo Cose - Mi faccio di Gente

    Tommaso

    Kim Rossi Stuart.
    Jason Bradford Priestley.

    Questi nomi vi dicono niente?

    Per me sono stati un incubo. I semi di traumi tutt’oggi rigogliosi.

    Jason Priestley - Brandon Walsh
    “Negli anni ’90 chiavavo solo io!”

    Jason Priestley fu “Brandon Walsh” in quel cancro su pellicola chiamato “Beverly Hills 90210” regalatoci dal buon Darren Starr.

    Fu il primo vero teen drama, padre prolifico genere che poi ci deliziò con Dawson’s Creek” e continua tutt’ora a sorprenderci con tante leccornie.

    Un giorno il karma te la farà pagare, Starr.

    Appassionato di corse d’auto e pilota, anni fa si distrusse la faccia e rischiò la paralisi in seguito ad un grave incidente.

    Purtroppo è stato ricostruito ed oggi è un attore e regista senza infamia e senza lode.

    Kim Rossi Stuart
    “Ahah! Io chiavavo più di te e sapevo fare pure il Colpo del Drago!”

    Kim Rossi Stuart invece è diventato famoso con “Il ragazzo dal Kimono d’oro”, un pietoso plagio italiano di “Karate Kid”.

    Negli anni ha interpretato ruoli discretamente importanti, come quello de “Il Freddo” in “Romanzo Criminale”, o l’omonimo criminale pluriergastolano in “Vallanzasca – Gli angeli del male”. 

    È anche stato un Gesù Cristo che vatte un vecchiariello-Satana (grandissimo momento di televisione).

    Ma tanto, molte di voi lo ricorderanno umidamente solo per aver interpretato il principe Romualdo, in “Fantaghirò”.

     

    4-romualdo
    Che fa pure molto “Jon Snow”, non trovate?

    Pure lui è attore e regista, ha due cognomi e si è sfracellato,
    ma con la moto.
    Hanno anche altre cose in comune, come l’essere papà, avere il cazzo ed essere nati entrambi nel ’69.

    Il punto però non è questo.

    Beverly Hills 90210 e Il ragazzo del Kimono d’oro sono state le prime cacate che ho visto con mia sorella.

  • Deontologia della barbarie

    #fertilityday: il 22 Settembre sborrale nel cuore.

    Fertility-Day
    Ovunque proteggi, ma soprattutto ‘mmiez ‘e cosce.

     

    #fertilityday

    Sugli aspetti seri della questione non è il caso di fare nemmeno mezza riflessione, sarebbe imbarazzante e ridicolo, anche per gente come noi.

    Davvero.

    Mi cascano le palle, mentre io vorrei conservarle nel caso le spore che custodisco nei coglioni trovino – un giorno – le condizioni ambientali adatte per germinare in qualcosa che si limiterà a cacare e mangiare per tutto il primo anno di vita, per poi passare – crescendo – a cacarmi il cazzo e deludermi votando Lega Nord.

    Gioia e giubilo.

    Quindi, avanti con le fesserie!

    #UN

    Salta subito all’occhio che #feritlityday è un nome di merda. Su questo possiamo essere universalmente d’accordo.

    Usare inutili inglesismi solo per sembrare più “catchy” (che Zeus mi fulmini) riesce nell’impossibile impresa di risvegliare in me il latente fascismo che non sapevo nemmeno di ospitare nell’animo di chimiemmuorto.

    Amo la lingua della sterlina e la preferisco negli ambiti tecnici, quando l’italiano (causa traduzioni al risparmio affidate a cani) risulta sovente ambiguo e poco scorrevole, però l’autarchia linguistica fascista almeno fa sorridere!

    Non è da sottovalutare che fu opera, tra gli altri, dell’ardito D’Annunzio, antesignano della figura dell’amministratore di supporti audiovisivi atti alla commercializzazione sociale (social media marketing manager), dannatamente bravo nel cesellare persuasione e gusti del pubblico sullo stesso gioiello letterario, a differenza degli odierni “colleghi”, cianciugliatori all’albionica maniera di parolette forestiere raccattate balordamente gingillandosi in deplorevoli esotismi!
    Cani traditori!
    Subumani vilificatori dell’italica favella, giacché sia essi stessi che il loro target bersaglio, padroneggiano goffamente solo quattro vocali su cinque!

    Come dimenticare la “Bevanda arlecchina”, oggi divenuta un vezzoso “cocktail”.

    Viceversa, l’abuso di inglesismi e inglesizzazioni mi causa reazioni autoimmuni alle gonadi e perdite di tempo, che tante volte non solo devi tradurre comunque il termine, ma pure spiegarne il significato in italiano, perché chigliemmuorto.

    C’erano una moltitudine di alternative per il nome delle campagna, per esempio #giornatadellafertilità sarebbe stato meglio (anche se avrebbe fatto schifo lo stesso) oppure, puntando tutto sulla malizia, anche un bel #saltodellaquagliasbagliato o un lapidario #creampieday (che essendo slang, va bene pure in inglese), avrebbero fatto la loro (s)porca figura.

    #DEUX

    Ammirate il bruttissimo logo!

    Fertility-Day-logo
    Quando la professionalità non sai nemmeno come si scrive.

     

    Volendone fare una disanima tecnica, possiamo dire che è veramente brutto, ma quale disanima tecnica vogliamo fare?

    Più lo guardo e più cresce in me il disagio.

    Nella sconfinata matrice di lettere che è la mia mente (un po’ Matrix, un po’ Ruzzle) si forma e disfa continuamente la stessa frase:

    «Il 22 Settembre sborrale nel cuore.»

    Che è comunque un grande slogan.

    #TROIS

    Tecnicamente possiamo analizzare il font carattere utilizzato:

    Jokerman.

  • Esizialesimo

    Marocchino di Merda.

    Cavone
    Napoli, Cavone (Foto originale di Silvana Bernardelli)

    È una calda sera di Luglio.

    Una brezza, singhiozzante,  si leva da Nord-Ovest e giunge dal Tirreno fino alle mie narici:
    o è passata da Pozzuoli, o sono i bidoni ‘ra munnezza che ruttano.

    Bollettino dei naviganti

    “Il faro di Capocozzo si è spento, fare attenzione. Mari: Mare Adriatico fermo, per manutenzione.”

    Non è il solito torrido morire, ci sarebbero le premesse per una serata piacevole, se non fosse per il fetore che si leva dei rigagnoli di urina, serpenti giallognoli che si intrecciano sensualmente in un sottobosco di basole logore, sino ad unirsi in una threesome idrofobica col rivolo di olio di semi di pneumatico che testé viene sversato nella saittella.

    Un momento davvero imbarazzante per la Chimica.

    Una blatta rossa (Periplaneta americana) schizza dal tombino e fugge via a gran velocità, allarmata. Credo stia urlando e che sia terrorizzata. La sento invocare su di sé la protezione di tutti i santi verso i quali una blatta può indirizzare le proprie preghiere:

    San Francesco D’Assisi; Santi Burroughs e Cronenberg; Santissimo Franz K. e Sant’Organica.

    Una macchia grigia all’angolo del marciapiede, confusa tra cumuli di bollette perse, si rivela essere un zucculone (Rattus norvegicus) martoriato, ma tutt’altro che morto: con sicuro guizzo, addenta la croccante blatta.

    Vatti ad affidare ai Santi.

    Nemmeno il tempo di digerire, che la vita del ratto sublima nello spazio dei ricordi con uno squittio calante: un cane malconcio (Canis familiaris) lo ha afferrato e squartato, ma vedendomi avvicinare, per timore che avanzi pretese sulla preda, si allontana tenendola tra le zanne.

    Viene travolto da un Liberty 50 (Piaggius cinquantinus libertinensis sp.) con livrea crema e bande cromate, credo un maschio. Il sub-adulto di Homo Sapiens alla guida si è fatto molto male cadendo, ma la sua agonia ha presto termine: subitamente, un adulto della sua specie a cavallo di una Transalp (Motocyclus sicarii), lo fredda con tre colpi di arma da fuoco, spedendo tutti i suoi sogni incompiuti nell’Iperuranio (o in uno scasso fuori Torre Annunziata, mi confondo sempre).

    Per pietas o perché aveva sconfinato?

    Il quesito ha giusto il tempo di prender forma, che l’adulto cambia stato fisico, omogeneizzato dal metallo brunito di un SUV che mio Padre al mercato comprò.

    Sono sconvolto, sono perso, sono confuso.

    Mi guardo intorno e – incredulo – vedo un Saviano in bianco e nero, scalzo e con un saio da jedi, che annuisce e mi sorride.
    Si gira e bacia una croce di legno, poi punta lo sguardo di lato, verso il vuoto, si passa una mano sul capocchione sudato e, dopo aver riposto la moleskine con la freschissima sceneggiatura sotto al saio con fare da zingara, si inerpica in un pippone polveroso su come la vicenda gli abbia riportato alla mente quella notte del 24 Agosto, a Parigi, quando poco più che bimbo, non riusciva a capire cosa stesse succedendo intorno a lui e mille e più “Perché?” andavano ad affollare la sua pargola coscientia.

    Era la notte di San Bartolomeo del 1572, doveva essere un dì di festa (pure se era notte) e invece furono massacrati migliaia di ugonotti. Oggi, mezzo millennio dopo,  i suoi “Perché?” sono ancora lì, irrisolti e gravati dagli anni.

    Chiudo gli occhi, scuoto la testa, urlo. Non può essere reale! Non è possibile!

    Li riapro e PORCOILCAZZO!
    ‘Sti maledetti fumi lisergici del kebab fanno brutti scherzi! Dovrebbero vietarli, Cristiddio!

    Il caniello però era vero: a metà strada tra un deperito Dogmeat – loppide di Fallout 3 –  ed un peluche dopo una centrifuga di troppo.

    Tipo così, ma con il 130% di fame e disperazione aggiunte.
    Tipo così, ma con il 130% di fame e disperazione aggiunte

    Gli sguardi si incrociano ed io rompo il silenzio:

    «Ciao, embe’?»

    Si gira e va via. La posteriore sinistra è grande come il prosciutto di un maiale, sarà un tumore. Povera bestia, chissà quanto soffre…

    Speriamo non finisca in un kebab, che i tumori si masticano con difficoltà.

    Basta distrazioni! La situazione è critica, devo fare in fretta!

    Non li vedo, ma so che son lì a scrutarmi, nascosti dietro le tende, camuffati nelle anse buie di queste stradine contorte come viscere di capra. Ne avverto il fetore nauseabondo, costantemente a pochi palmi da me, come mi seguisse.

    Con la coda dell’occhio posso quasi vederlo, quel marocchino di merda affacciato al balcone! Tutto spavaldo, che attende solo una mia debolezza, un mio stupido errore, per fottermi e derubarmi anche della dignità!

    Stronzi.

    Invadono clandestinamente i nostri spazi più intimi, più fraterni e ci scorticano ferinamente dall’interno, sventrandoci senza onore o pietà.

    Accelero il passo, ma di poco.

    Questi sporchi pezzi di merda fiutano la paura! Anche in quest’aria così pesante da non permettere al vento di diluirne il tanfo. Nella luce gialla del lampione intravedo fiocchi di fetenzia in sospensione, sento quelle spore di lordura incestarsi nelle pieghe dei jeans e filtrare attraverso le fibre della maglietta, fino ad avvilupparsi in un nefando abbraccio col manto idrolipidico della mia pelle.

    Il puzzo acre del sudore stantio mi è insopportabile.

    Smetto di inspirare col naso e filtro l’aria tra i denti, con respiri corti e convulsi. Funziona per pochissimo, poi sento lo sporco incatramarsi sulla mia lingua.

    Ho la nausea. Potrei vomitare.

    Devo stare calmo. CALMO.

    Una minima distrazione, una singola contrazione superflua e potrebbe scatenarsi l’inferno. Devo mantenere il controllo assoluto di ogni mia fibra.

    Eccolo, il portone! Posso farcela. DEVO farcela. Le chiavi! Qual è? Quale cazzo è? Perché non apre! Apriti cazzo! APRITI!

    *TLACK*

    Sono dentro.

    È fatta.

    Adesso scusatemi un attimo…

    * * * 15 Minuti Dopo * * *

    MAMMAMA’! E CHE CACATONE!

    Avrò perso quanto, cinque chili? Cristo, non riesco a camminare, sono sbilanciato da un lato, ahahah! E comm’ mi feta l’ascella poi! Questa maglietta non la esorcizzo nemmanco col Last a limone, è solo da bruciare.

    Comunque, mai più cena da Amir. MAI.

    Il pollo in salsa all’arancia con hummus sarà pure buono, ma ti svergina il culo da dentro! Ho visto gente incamminarsi sul sentiero della follia per molto meno!

    La Vita è Guerra.
    Una Guerra Fredda
    tra Voi e il vostro Intestino.

    Pensavate fosse un pezzo razzista?

    Sciocchini! Ce l’avevo semplicemente a punta di coltello da ore!

    In fondo però,  il Razzismo pure è ‘na cacata.

    Non nego che il mondo sia pieno di stronzi, piacerebbe anche a me poterli discernere e allontanare usando come filtro comode etichette quali Cultura, Etnia, ColoreNumero di Tette, Provenienza o Fisiognomica.

    Purtroppo però, con buona pace di Lombroso (Scusa a Ce’!), non funziona così, nemmeno per quelli della Lazio.

    Le uniche caratteristiche che accomunano tutti gli stronzi son solo due:

    La prima è che – tautologicamente – son stronzi. L’altra è che nascono, crescono e si riproducono di continuo dentro e fuori di noi, per tutta la nostra vita e non potremo mai sbarazzarcene completamente.

    Per gestirli, il mio consiglio è semplice:

    Dieta ricca in fibre, attività fisica e prendere la sana abitudine di portarsi SEMPRE al cesso, oltre alla salvifica carta e al fidato cappello per proteggerci la testa dal sole (specialmente d’Estate), un buon coltello, possibilmente full tang.

    Alle volte son veramente grossi e cattivi, anche più di chi li partorisce.

    Survival Kit da toilette
    Il tuo peggior nemico è dentro di te. Difenditi!

    * * *

    Dedicato al fratello Mohamir, nella speranza che possa essere vivo, da qualche parte.

    Se fossi morto, che tu possa insegnare agli angeli a dire “Polisia bashtarda, vafanculo, telo fasho vedere io, peso di merda!”, piccolo grande delinquente di Casablanca e coi denti rotti.

  • Deontologia della barbarie

    Yoni: Birra alla vagina.

    State calm-

     

    Alexandra Brandilova
    Bottled Instinct: Sour ale vaginal beer.

    CALMI!

    Evitiamo battutine e commenti cretini.

    Quella del deodorante per fica al gusto di arancia la sappiamo tutti, dalle elementari.

    Quella sulla mela al sapore di figa è repertorio di Silvio Berlusconi.

    Lo yogurt con lo sperma non si può fare. Quello equosolidale-fattincasa-a Km zero al gusto “Ananas e Noci” non è yogurt, ma dove c’è gusto non c’è perdenza.
    Io non vi giudico.

    In compenso, la realtà – con scioltezza – piscia in mano alla fantasia e ci rovina battute e chiacchiere da bar:

    • Il Viagra bloccherebbe la trasmissione della malaria.
      Ironicamente, il Plasmodium falciparum punta sulla barzottaggine deformabilità dei globuli rossi infetti per la sua diffusione, ma il Viagra li fa intostare – non è una battuta! – e, una volta irrigiditi, verrebbero filtrati dalla milza senza finire in bocca alla nostra cara zanzara Anopheles, suo vettore.

    Questo ci insegna che, nel formulare una cazzata dobbiamo stare attenti, perché essa potrebbe rivelarsi vera!

    D’altronde, copioso fu il riso suscitato dall’affermare che la Terra non fosse piatta, forse anche più di quello di coloro a cui dico, scherzando, di tenermi la mamma.

    Basta coglionerie però!

    Siamo caldissimi di amministrative, quindi volgarità, cretinaggine e banalità lasciamole a loro, che stanno scarsi:

     

     

    Uno dei tre è un falso. Si, ma quale?
    Uno dei tre è un falso. Si, ma quale?

     

    Qui solo cose serissime: BIRRA GUSTO FICA!

     

     

    Bottled Instinct sarebbe una sour ale al gusto della (notevole) vagina di Alexandra BrendlovaGli ideatori e promotori delle campagna di crowdfunding – The Order of Yoni – al netto di qualche iperbole e sineddoche nel definire questa birra “quintessenza della femminilità”, quando al massimo avrà una nota acidula riconducibile al sapore della fessa della Brendlova (o ad altre decine di alimenti), hanno adottato uno stile di comunicazione accattivante, malizioso e decisamente bucchiniello.

    Nome orientaleggiante, leva sulla curiosità e sulla vasta tradizione brassicola ed un sempreverde bestseller: la fessa.

    #Il nome: Yoni.

    “Yoni” in sanscrito indica i genitali femminili, sia anatomicamente che simbolicamente, come rappresentazione della Madre Celeste, Shakti. Il corrispettivo maschile è Lingam. Sono rappresentati così:

  • Esizialesimo,  Umani Casi

    Anna Karenina muore per dispetto.

    Mi togli una curiosità? C’è una caratteristica della vagina che è l’equivalente stereotipico del cazzo grande? Voglio dire, c’è qualcosa, nell’universo maschile, che viene considerato un selling point riguardo la fessa?

    Mi chiede Irma tra uno stiracchiamento felino e un altro, mentre io mi pulisco il cazzo sulle tende del salotto (che bella cosa non avere un editor, né un qualsivoglia senso comune della decenza). Di tanto in tanto, il suo accento francese mi fa pensare di star scopando con l’ispettore Clouseau. Quello o i baffetti alla Dalì.

    Non saprei, Irma, non ci ho mai pensato, credo che l’ideale stereotipico sia una fica stretta, ma non ho mai avuto un riscontro soggettivo dell’importanza o meno di questo fattore.

    Come mai?

     

    Ho perso la verginità stamattina.

     

    Vaffanculò.

     

    È molto bella, Irma, di quel bello che quasi ti acceca. Le sue cosce bianche stonavano tremendamente sulle coperte militari della Caritas, che mi ostinavo a definire Arredamento Situazionista” ma che poteva essere facilmente tradotto in “non ho gusto, non ho soldi, mi litigo i panni usati con gli zingari però mi do’ una parvenza di contegno utilizzando termini mutuati da tesi di laurea di studenti dell’Accademia delle Belle Arti che correggo per non dover fare l’elemosina per pagarmi da bere”.

    Ma Arredamento Situazionista” è indubbiamente più facile e veloce da scrivere e fa decisamente più bella figura sul curriculum.

    Stonavano anche sulle tette nere e flaccide da indigena Tawhorii che immaginavo per ritardare l’eiaculazione.

    Un fatto così.
    Un fatto così.

    Non che io sia razzista, beninteso, ma per chissà quale oscura associazione neurale, quelle tette flaccide mi fanno pensare ad Indro Montanelli e a quella storia della dodicenne abissina che aveva comprato a 500 lire, per scoparsela ogni 15 giorni, tra uno sterminio di massa di libici e un “eia eia alalà”.

    Come dite, mie piccoli amici? Perché allora non penso direttamente ad Indro Montanelli?

    Mi si smoscerebbe all’istante, figliuoli cari. Poi, del resto sono così, adoro complicarmi la vita.

     

     

    Sempre.

     

     

     

    Pure quella volta che chiavo.

     

     

    Ma torniamo ad Irma.

  • Deontologia della barbarie

    Referendum: Essi trivellANO!

    NoTriv

    #NoTriv? #NoOil? E dai! Poco poco! Faccio piano!

    * * *

    Domenica 17 Aprile ci sta il coso là, il referendum per le trivelle.

    Quello per dire NO! al peRetOlio.

    In realtà dice No! più al gaSsS metANO

    (HAHAHA! Ho detto ANO! HAHAHA!)

    Però non mi sembra il caso di iniziare già in maniera così polemica e stupida, che qua non stiamo mica a Made in Sud! (però mi piacerebbe)

    In Teoria si dovrebbe dire SI! anche per dire NO! :

    • al Governo Renzi;
    • alla plutocrazia di sailcazzcosdfjsdfsdkj;
    • alle ali nere dei cormorani;
    • ai veleni e all’inquinamento;
    • al declino delle sirene nell’Adriatico e dei tritoni nello Ionio;
    • ai leggings color carne;
    • alla puzza di fritto nei pub vomeresi;
    • alla Gardnerella vaginalis;
    • e, soprattutto, alla detassazione de la fess della mamma.

    Ma si sa, quando la teoria incontra la pratica,
    la prima non di rado prende qualche schiaffo.

    Se la densissima cortina di fumo multicolore che hanno innalzato (come chi? LORO!), confondendo (intenzionalmente o meno) noi cittadini, fosse composta di gas serra, a quest’ora il problema sarebbe già bello e risolto per il peggio, perché saremmo tutti fottuti, anche se scendesse a darci ‘na mano, surfando dalle nuvole e senza aver ancora preso il caffè per la fretta, il Cristo redentore.

    Jesus-facepalm

    #PRIMA CHE VI INNERVOSIATE:

    Vi faccio il riassunto della MIA posizione, perché, come disse Theron alla Regina Gorgo in “300”, prima di stuprarla:

     

    This will not be over quickly. You will not enjoy this. I am not your king.

     

    Io sono indeciso se andare e votare NO! oppure astenermi.

    La scelta più logica sarebbe la seconda, perché trovo che un referendum non sia lo strumento adatto per una questione così tecnica e specifica, molto marginale per quanto riguarda la tutela ambientale e che invece è stata percepita da molti in maniera errata ed isterica (“Salviamo il Maaaaaaaaaaaaare! Noi teniamo ‘o Soooooole! E i pinguini? Perché nessuno pensa ai pinguini?”) e strumentalizzata da praticamente tutte le opposizioni (e non solo quelle).

    Però mi girano terribilmente i coglioni a fare quel che vorrebbe Matteo Renzi.

    Lo so, è infantile, ma io con Renzi non ci parlo (anche se questo non fa di me un attivista 5 stelle).
    L’unico modo che avrebbe per acquistare la mia fiducia – forse – sarebbe mandarmi un video in alta definizione della fanfaniana Maria Elena Boschi che, coperta solo da una pashmina rossa, ripete ossessivamente, in ginocchio sui ceci per 69 minuti:

    «usami Berlinguer scusami Berlinguer scusami Berlinguer scusami Berlinguer scusa»

    FORSE.

    Inoltre, dopo trent’anni di studi sulle specie del genere Homo, in particolare Homo sapiens, ho capito che l’astensionismo fa leva sulla seconda forza più potente dell’universo, dopo la Vagina:

    La Pigrizia.

    A differenza della prima, la Pigrizia ha anche il vantaggio di avere effetto su tutti i generi e gli orientamenti sessuali ad oggi conosciuti. Sarebbe un po’ giocare sporco, anche se meno rispetto alle premesse dalle quali è nato e alle maniere in cui è stato presentato ai cittadini.

    Quindi, ho deciso che dirimerò l’empasse chiudendomi in una stanza con 5 litri di Pallagrello Rosso,  dando il via ad una roulette russa.
    Alla fine di ogni bicchiere, interrogherò i neuroni superstiti finché non troveranno, pur di salvarsi dalla morte per disidratazione, un accordo.

    Sicuramente meglio di lanciare una moneta.

    #ADESSO DOVETE FARE UNA SCELTA (Si, un’altra!)

    a) Schifati dal mio punto di vista, già annoiati dalla mia retorica e, ormai sulla difensiva, per nulla disposti a mettere in discussione le vostre convinzioni, potete chiudere questa scheda del browser e buone cose.

    b) Potete addentrarvi nelle mie considerazioni, non di certo definitive e illuminanti, ma per lo meno simbolo del mio sforzo nel cercare di capirci qualcosa, sicuramente maggiore di quello che si son limitati a compiere coloro che han condiviso pensieri come: “Voto Si per salvare il mare”“Voto No per non rimanere senza gas”, “Voto Si/No/Mi astengo perché è la cosa giusta [fine delle argomentazioni].

    Nel primo caso, entrerete a far parte di quella categoria a cui si riferisce  Matteo R ogni volta che dice «Non è questo che interessa agli italiani».

    Nel secondo, utilizzerete 19 minuti del vostro tempo leggendo, dimostrando di riuscire a carpire informazioni anche se non sono infografiche di 700×700 pixel.