Deontologia della barbarie

EXPO Milano 2015, con Megabus.

EXBOH

#PREMESSA:

Sono disamorato, indifferente e freddo, agli occhi di un osservatore esterno.
Non ne tengo quasi più in cuorpo di niente.
Sono assai depresso e ho l’entusiasmo che soffre di eiaculazione precoce.
Mi sento impotente di fronte alla mia vita e fatico a prenderla in mano.
In compenso, a prenderlo in culo da essa sono così bravo da domandarmi se io non sia stato, in una vita passata, un lubrificante a base siliconica.

Basta metafore sessuali però, che la paranoia comincia a stringermi nelle sue spire, ed essa è una che «Io non faccio l’amore. Io scopo. Forte» – Mr. Grey

Raramente mi sentirete esclamare “BelloooH!” e metà delle volte, sarà comunque in tono sarcastico.

«Perché non vai da uno psicologo, uno bravo? Non perché tu sia così grave, ma se non è bravo non ti serve, finirà solo di distruggerti.» – Marina

Perché sono pessimista, perché sono autarchico, perché sono stanco, perché non me lo posso permettere, perché non credo in Babbo Natale, perché sono orgoglioso, perché sono masochista, perché ho paura fa caldo.

Tutto questo altera il mio modo di vedere le cose ed è probabilmente uno dei motivi per cui non mi piace mai/più niente.

Eccetto le critiche.
Quelle mi piacciono, anche se non sono costruttive, soprattutto se caustiche.

Adoro nebulizzare bile nell’aere ed ironizzarci, mentre in controluce si formano deprimenti arcobaleni grigi.
Ah, mi piace pure il nonsense.

Siccome non posso stare a spiegarlo ogni volta per contestualizzare quello che scrivo, riassumerò questa premessa usando l’espressione Perché fa caldo™”

* * *

#MISSION…

Grazie a ciò che rende l’italia un grande paese conosciuto all’estero, cioè i favoritismi, le conventicole, le amicizie, le zizze, i patrocini e NeK, sono andato all’EXPO 2015 con ingresso (39€) e viaggio (6€, con megabus) pagati.

In pratica mi sono mangiato 45€ della Regione Campania, con la scusa di andare a fare presenza ad un convegno su dei nutraceutici nati dalla collaborazione di tre università.

È non pubblicizzerò niente di tutto ciò! Perché sono un rivoluzionario! Odio la lobby delle università, quella dei nutraceutici, dei cosmetici e dei cibi fortificati!
SONO DEI TERRORISTI! (cit.)

Visto come sono eroe romantico e titanico che si erge contro il sistema?
Visto come sputo, sprezzante e sornione, nel piatto dove ho mangiato?
DONNE! Ma non vi faccio un po’ arrapare, come un Varoufakis dei poveri coi capelli ancora lunghi?

Al convegno però ci sono andato. Con l’orecchino a zincaro (a rischio di finire sotto una ruspa), i capelli sciolti e arruffati tutti aDDrogato e questa sobria maglietta rossa con l’hulkbuster armor di Iron Man.

iron man
So catchy!
Ancora nessun eccesso di lubrificazione nelle parti intime?
Ma come! Sono così provocatore, coraggioso e sicuro di me!
Si sa che il rosso è il colore di chi osa!

Dopo dodici ore di viaggio, tutto sudato e feromonico, con solo un anti-traspirante al cetriolo e tè verde (confezionato in una disdicevole forma di cuneo anale) a proteggere il mondo dalle mie ascelle.

anti traspirante
Non solo coraggioso, ma anche con spirito di sacrificio! L’odore del cetriolo mi fa strizzare gli occhi come ai gatti, ma per salvaguardare le narici del prossimo, questo ed altro! Come fate a non amarmi?
Se, al solo pensiero, non vi state sgrillettando il basso ventre,
arrossendo in volto e ammirando soddisfatte il vostro smalto cupcake imperlato di secreto vaginale,
siete delle brutte persone!

In tutti i modi, è stato interessante, nonostante resti dubbioso sulla reale efficacia del prodotto pubblicizzato (ve l’avevo già detto che era una marchetta, no?), ma c’è anche da dire, a costo di dar ragione a mia mamma, che non è che io sia un padre Terno™, forse non capisco un cazzo, ma di questo non voglio parlare, Perché fa caldo.

Ho però imparato una parola nuova: Bellessere”.

Il succo del discorso, è stato che oggi le persone chiedono al mondo della medicina allargata non solo il benessere, cioè stare in salute, ma anche il bellessere, cioè sembrare belli, giovani e più in salute rispetto alla propria età.

Questo mi ha gettato in una profondissima spirale di pensieri e divagazioni sul senso dell’estetica.

Estremizzando, se fosse meno ipocrita, la gente ammetterebbe semplicemente di voler scopare con partner giovani e belli fino a che non muore di vecchiaia e la risposta più corretta a questo bisogno verrebbe dalla prostituzione, senza andare a sfruculiare la medicina sull’importanza della cosmetica.

Però pare brutto dirlo.

Il resto ve lo risparmio.

Perché fa caldo™.

L’unica consolazione è stata che, cercando “bellessere” su treccani.it, non ho trovato il lemma, quindi questo neologismo di Enzo Spaltro non è ancora così diffuso e forse ho il tempo di ammazzarmi prima che lo diventi. Forse.

* * *

#EXBOH?

Le critiche sull’Expo sono partite almeno quattro anni fa, quindi non mi va assolutamente di ripetere cose già dette e ridette, Perché fa caldo™.

LE COSE BELLE O COMUNQUE SCOPABILI.

Come logistica e collegamenti, lo spazio fieristico è grandioso, spero non venga dimenticato nei prossimi anni.
È Strutturato in una maniera a prova di idiota, poiché hanno deciso di adottare un design consolidato ormai da millenni: Il cardo e il decumano.
Ci sono decine di fontanine con acqua fresca ed ancora devotamente ringrazio inginocchiato i progettisti responsabili di ciò, perché mi hanno salvato la vita almeno tre volte. Tantissimi i cestini per la raccolta differenziata, che uniti alla civiltà dei visitatori, hanno fatto si che non vedessi mai immondizia in giro. In numero sufficiente e ragionevolmente pulite le toilette. C’è stata soltanto un po’ di congestione all’ingresso, tra perquisizioni e body scanner, ma vabbuo’ pe n’euro!™ (ah già, so 39€), in fondo era sabato.

L’albero della vita, un po’ il simbolo della manifestazione, non è affatto male. Certo, nelle immagini che circolavano, pesantemente ritoccate e studiate nei minimi dettagli, sembrava meglio, ma ormai sono abituato alle maledette aspettative pompate dalle foto, quasi l’80% delle ragazze che conosco sui social, sembrano fiche fotoniche, poi invece certe ces-

Non divagare!

L’ALBERO! L’albero è carino.

È un frullato di 37 metri fatto con uno stendino Foppapedretti molto naïf, l’albero azzurro, mezzo villaggio dei puffi, almeno due Frecce Tricolori, un furgone di pastelli a cera, legno Ikea q.b, guarnito con una fetta di luminarie di natale e una spruzzata di colori acrilici. Tutto servito su uno specchio d’acqua.

Nel pomeriggio ho assistito ad uno spettacolo sulle note di Napule è di Pino Daniele. Ho istintivamente sconnesso la mia visione periferica e silenziato l’audio, perché non volevo percepire le reazioni della gente intorno a me (Scusami Pinù, ma se hai dato uno sguardo ultimamente, ti sarai reso conto di come t’hanno spurpat pur l’oss), concentrandomi solo sull’albero. Si è colorato, sono sbucati dei fiori colorati dal suo interno, poi sono sbocciati, è uscito del fumo colorato, tantiiissime bolle di sapone (colorate) e giochi d’acqua colorati. Bello e colorato.

In serata invece, ci sono stati dei giochi d’acqua e di luci a ritmo di dubstep, con psichedeliche proiezioni e poi… mi sono distratto.

Non erano niente che potessero stupire un fruitore, anche occasionale, di acidi, uno che abbia visto almeno un frattale in vita sua o usato Milkdrop su WinAmp negli anni ’90, ma comunque molto piacevoli.

Solo che, dopo 6 secondi e 2 decimi, centinaia di persone hanno alzato un braccio al cielo, manco fossero nazisti sotto MDMA ad un discorso di un redivivo Führer che balla la techno, cominciando ad ammirare l’evento dai 4 pollici dei loro cosofonini, tutti contenti di registrare centinaia di video mossi, fuori fuoco e sostanzialmente identici, con cui però dimostrare di essere stati veramente ad Expo.

Ciò è bastato a fulminarmi le palle, come fossero lampadine ad incandescenza sfrantecate a mano,

così ho approfittato della distrazione generale per andare in un bagno a sciacquarmi le ascelle e farmi n’altra passata di cetriolo e tè verde, solo per genuino amore del prossimo.

IL RESTO.

A causa della mia retrograda mentalità di pezzente del sud, sono portato a pensare che comprando del cibo take away o comunque roba riscaldata e servita su plastica, non mi facciano dei buchi in petto, quindi sono rimasto abbastanza basito dal fatto che, invece, facevano proprio i buchi in petto.

Prezzi molto alti, per roba non all’altezza.

C’è da dire che vuoi Perché fa caldo, vuoi per mancanza di tempo, mi sono girato solo una quindicina di padiglioni ed è possibilissimo che sia stato sfigato ed abbia visitato proprio quelli più cari e con la roba più scadente.

Inoltre,  generalmente non mi emoziono di fronte alle architetture solo perché imponenti o gradevoli, diciamo che non c’ho la sindrome di Sthendal facile.
Quando osservo un sofisticato palazzo, un formicaio o i favi di un alveare, a sorprendermi sono gli ultimi due, perché penso che le formiche e le api non hanno studiato scienze delle costruzioni e disegno tecnico, eppure fanno cose ragguardevoli.
Il discorso sarebbe ben diverso se avessi sempre vicino a me un architetto che mi spiegasse le difficoltà tecniche affrontate e il perché debba stupirmi che una struttura progettata per non cadersene se sottoposta a certe sollecitazioni, VERAMENTE non se ne cade se sottoposta a certe sollecitazioni, ma purtroppo non ce l’ho il personal architect.

Quindi i padiglioni non mi hanno estasiato. Eccetto quello della Polonia, che pareva fatto con le cassette della frutta.

Conoscete già le motivazioni ufficiali della mia visita ad Expo, quelle ufficiose invece erano tre:

#1 Vedere il padiglione della Santa Sede, perché pure se bruttissimo da fuori, ero curioso di osservare da vicino l’oggetto che aveva fatto iastemmare Papa Francesco per i soldi spesi.

Solo che mi sono dimenticato.

#2 Mangiare insetti. Dicono che saranno la fonte di cibo del futuro, mi sembravano in tema con Expo.

Solo che non li ho trovati, ma non li ho nemmeno cercati, Perché fa caldo.

#3 Attaccare un adesivo che mi avanzava, in un posto a sfizio che non fosse il bagno di un autogrill, per bilanciare karmicamente il fatto di essere andato, a scrocco della collettività, ad una manifestazione alla quale sono ideologicamente contro.

Questo l’ho fatto!

napoli antifascista
A sinistra potete ammirare il padiglione degli Emirati e a destra il magnifico padiglione dell’Azerbaijan

Il padiglione dell’Olanda era carino, uno dei pochi con le PR (italiane purtroppo) che ti fermavano per strada invitandoti a visitarlo, ed è stato il catalizzatore di una serie di eventi che hanno portato ad una storia d’amore non fiorita.

Avevo voglia di una o più birre, però in Olanda tenevano SOLO la Heineken alla spina, che il mio amico bavarese Christian definisce “Bah! Lemonade!” e mi fa alquanto schifo, così ho pensato «se tanto mi da tanto, in Irlanda avranno SOLO la Guinness!»

Invece non ne tenevano proprio, padiglione solo tecnologico, con personale indigeno (di Rho, mica irlandese…). Ho ripiegato sul Belgio, dove c’erano dei chioschi carini all’esterno che vendevano pure le patane fritte (nutrire il pianeta con roba sana, capì…) ed ho preso un bicchiere 0,2 di Stella Artois, birra da supermercato abbastanza buona, a 4€ + 2,5€ di cauzione per il bicchiere (quindi lo sapete che a quel prezzo la gente pensa che COME MINIMO si deve fottere il bicchiere, pure se è solo di plastica rigida!).

Poi ho visto LEI.

Capelli corti, sandali e un leggero vestitino estivo, tutta intenta a reggere due cuoppi di patane in mano, sotto il sole d’Agosto (pure se era Luglio) con almeno sessant’anni alle spalle.

L’ho guardata.
M’ha guardato.
Ha taciuto.
Le ho sorriso.
Le ho parlato.

«Serve una mano, signora?»

«No no, ma se vuole favorisca eh, io sto aspettando le birre!»

Con un impeto d’amore, le ho dato un bacio sulla guancia.

«Oh! Che bello un bacio con la barba!»

«Le piacciono i baci felpati?»

«Ahaha, sisi! Felpato poi è proprio la parola adatta per descriverlo!»

Sorrido e penso che l’amo.

Quando il figlio è tornato con le birre, non l’ha preso bene il bacio felpato, ma poi siamo usciti a compagni. La signora era di Ancona, nata in Trentino, con un’ascendenza mista da fare pendant con l’Expo, tra nonne cecoslovacche, austriache e nonno Feliciello di Boscotrecase. Il figlio non era da meno, di Varese ma sposato con una brasiliana.

La signora, di cui non conosco il nome perché mi sono emozionato e ho dimenticato di chiederglielo, mi ha consigliato di visitare il padiglione della Germania – secondo lei veramente bello – e quello della Lituania, dove servivano una zuppa fredda di ortaggi squisita e una spalla di maiale un po’ secca, ma con delle patate buonissime.

Inutile dire che non ho fatto in tempo.

Ho visitato invece la parte interna del padiglione del Belgio.

Nel seminterrato c’erano degli acquari con dei Ciclidi, dove si coltivavano erbe selvatiche (più sostenibili della lattuga) in acquaponica, infografiche sulla sostenibilità dei grilli per l’alimentazione umana e dei kit per coltivare funghi a partire dalla posa del caffè. C’erano anche tante altre informazioni e spiegazioni scritte o proiettate sulle pareti, ma le abbiamo lette solo io, quello che le ha scritte e un altro che poi è stato ucciso dai servizi segreti israeliani scivolato.

Al piano superiore invece c’erano cioccolato, diamanti e un pub, nel quale ho bevuto, a prezzo stranamente onesto (5€) la Barbe Noire, una stout belga che è stata di gran lunga la cosa più piacevole entrata in contatto con la mia lingua durante tutto il fine settimana (già… che vi devo dire, non ho chiavato manco a Milano).

L’Azerbaijan fatto da un architetto di Napoli mi ha lasciato un po’ indifferente. Bello, con la palla di vetro, su tre piani e tuttecose, ma a parte la cartina geografica gigante che finalmente mi ha fatto capire addò sta (quindi lo sapete che nessuno vi sa!) e il fatto che è stato fatto da uno di Napoli, mi è parso un po’ uno sterile esercizio stile. Ve l’ho già detto che è stato fatto da uno di Napoli? No perché me l’hanno ripetuto tutti che è stato fatto da uno di Napoli (Napoli Napoli Napoli!!!) e io nemmeno ho controllato, ma ho cominciato a pensare che lo scoop fosse che uno di Napoli avesse finito il padiglione in tempo. Ah, c’erano pure delle cazzarelle coi sensori in fibra ottica che quando ci passavi la mano sopra suonavano e i touchscreen dove i criaturi sditavano a pazz’.

Lo zona Vietnam era caruccia assai, c’era un palchetto dove musi gialli in costume abballavano o suonavano. Mi ha colpito in particolare un quartetto di giuvinastri che facevano folk rock, fondendo il suono del basso elettrico (pure abbastanza ignorante) con quello del k’ný, un violino a bocca stranissimo.

Sopra c’era un soppalco, da dove, co’ n’occhio potevi guardare giù sul palco e con l’altro le merce esposta da venditori che vendevano cacate simpatiche. Ho pure comprato una cazzatella da 10€ e il venditore mi ha fatto un sorriso bellissimo mentre mi porgeva la bustina chiusa con lo scontrino infilato dentro. Eravamo tutti felici e sorridenti e fuori gli uccellini non c’erano, ma se ci fossero stati avrebbero cinguettato.

Tornato a casa ho capito perché sorrideva. M’aveva fatto lo scontrino da un euro.

Lo vedete che questi fatti multiculturali di integrazione funzionano? Subito imparano ad evadere il fisco, uguale uguale a noi! Ma forse sono malepenZante io, avrà solo dimenticato di digitare uno zero… in fondo pe n’euro!™

Vietnam
Minh Hanh, maledetto! Devi 2€ di iva allo stato italiano e un giorno verrò a prendermeli!!!

In Thailandia la musica cambia (Fedez, tu le rime così tu te le sogni! Misurami ‘sta palla!) e c’era la fila per un quarto d’ora di proiezioni varie il cui contenuto era:

Paesaggi incantevoli, gente sorridente che ti porgeva pesci, bambini che sorridevano,
gente sorridente che ti porgeva pummarole, frutta e pullastri, bambini che sorridevano correndo nei campi,
scienziati che illustravano la tecnologia alimentare e sorridevano ai bambini che sorridevano nei campi mentre gente sorridente gli porgeva pesci,
il Re che era bravo e ci teneva a tutti, quindi faceva fare i giardini, i frutteti, la ricerca, gli investimenti nell’agricoltura e, nel tempo libero,
sorrideva pure ai bambini che sorridevano andando a scuola, i quali di risposta, gli porgevano con riverenza dei pesci.

Insomma una pantagruelica marchetta, quasi da propaganda politica.

Tutto questo (escluso il porgere pesci) entrava un po’ in conflitto con l’idea che ho sempre avuto io della Thailandia, ovvero una delle più ambite mete del turismo sessuale, anche minorile, pieno di ragazze butta dentro, chionzi col ghiaccio e massaggi thai. Uno di quei posti in cui, semplicemente con la pensione sociale rubata a tua nonna, te lo compri proprio un criaturo e, se vuoi, te lo puoi pure mangiare indorato e fritto (o sfritto con cipolla e paprika, alla fine sono gusti).

Probabilmente, come ci insegnano gli antichi proverbi: la verità sta in mezzo,

alle pacche abrase di una ragazzina, che sorridendo, campa facendosi pagare per abbassare i livelli di testosterone dei turisti occidentali, cosicché essi possano tornare dalle loro famiglie e stare rilassati per altri sei mesi e la cui unica forma di rivalsa, potrà essere solo sperare di avergli almeno passato l’herpes genitale (a lui, a quella cretina della moglie e alle sue concubine locali) quando se l’è fatto piantare in culo senza parapesce pe n’euro!™ di sovrapprezzo, sorridendo.

Non fate quelle facce, ve l’ho spiegato che vedo solo i lati negativi Perché fa caldo.

IN CONCLUSIONE (Era pure ora).

Che cosa è l’Expo?

Il tema è “Nutrire il pianeta, energia per la vita

Nelle FAQ ufficiali è scritto:

«Expo Milano 2015 è un’Esposizione Universale di natura non commerciale (dunque non è una fiera) […]»

e ancora:

«Expo Milano 2015 sarà uno straordinario evento universale che darà visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nel settore dell’alimentazione, raccogliendo tematiche già sviluppate dalle precedenti edizioni di questa manifestazione e riproponendole alla luce dei nuovi scenari globali al centro dei quali c’è il diritto a una alimentazione sana, sicura e sufficiente per tutto il pianeta. L’alimentazione è l’energia vitale del Pianeta necessaria per uno sviluppo sostenibile basato su un corretto e costante nutrimento del corpo, sul rispetto delle pratiche fondamentali di vita di ogni essere umano, sulla salute.»

Ora, al netto della supercazzola:

  • Ho visto come non sia per niente di natura commerciale. No no.
  • Ho visto come è stato rimarcato il concetto di alimentazione sana, tra McDonald’s, Tic Tac, Coca Cola (Eh vabbe’! Gli sponsor!), panini, aperitivi e patatine fritte (Eh vabbe’! Il gusto!)
  • Ho visto qualcosa sullo sviluppo sostenibile, a macchia di leopardo, peccato che metà del personale che stava a NON spiegare nulla fosse composto da italiani sottopagati e non preparati.
  • Avrei visto sicuramente tante conferenze su salute ed innovazione serie ed interessanti, se fossi restato una settimana spendendo 90€ solo di pass, ma a quel punto la cosa sarebbe stata sostenibile per il pianeta, ma non per me.
  • Ho visto la tradizione personalmente. C’era gente che ballava la pizzica.
  • Ho visto la creatività, frutto dei designer che hanno sfogato la rabbia repressa nella costruzione dei padiglioni.

Quindi,

È un posto per andare a scoprire eccellenze e prodotti tipici? Nì.

È un lunapark per bambini? Non proprio, anche se ci sono zone dedicate ai bimbi e sfilate di pupazzi.

È un lunapark per adulti? Purtroppo no, niente prostituzione. Certo, mi ha detto mio cugino che c’erano belle ragazze in tacchi e latex nel padiglione della Roman

Romania?

ROMANIA!!!

România este o țară mare!

Muzică!!! Mămăligă cu mălai!

… … …

Ma cosa… Che è successo?

ODDIO.

 Come… Dio, che vergogna!

Scusate.

SCUSATEMI.

Vi giuro… VI GIURO che questa canzone parla di polenta! VE LO GIURO!

Volendo… potrebbe essere in tema…

Vi prego, continuiamo, si?

Alla fine cosa diavolo è questo evento universale?

EXPO è principalmente un gigantesco set fotografico dove andare per appagare il proprio narcisismo.

Secondariamente, alla chiusura degli stand, è un posto dove andare a ballare e a fare lo struscio in una location particolare, per soli 5€ di ingresso.

Solo dopo, è parzialmente tutte le altre cose che dovrebbe essere, con tantissimo hype, tante potenzialità sulla carta, ma pochissima convinzione nei fatti e l’ingresso costoso.

O almeno, io la penso così, Perché fa caldo.

* * *

#MEGABUS.

Caronte
Perché scrivere in italiano quando puoi scrivere di merda?

Come scrive in un italiano da vertigine ed emesi il blasonato NotizieFree.it, che non si capisce perché debba essere preso in considerazione da Google News, mercoledì è tornato Caronte, che nella mitologia è anche lo psicopompo che traghetta le anime di chimemmuorto (o di chivemmuorto) nel regno dei morti, in cambio di un obolo, che in valuta corrente dovrebbe essere pari a circa due euro a piacere capo! (Ed è pure una luna di Plutone! Guarda le coincidenze a volte…)

O meglio, traghettava.

Adesso c’è Megabus! Che lo fa a partire da 1€!

Certo, ci si perde un po’ di folklore, ma vabbuo’

pe n’euro!™

Ma presentiamo i membri dello staff che ci hanno accompagnato nel viaggio!

Daniele: L’operatore telefonico a supporto degli autisti, il deus-ex machina senza il quale niente sarebbe stato possibile. Colui che ha lanciato il tormentone pe n’euro!™” che ci accompagnerà per il resto della vita (e di questo articolo). Me lo immagino come Tank, l’operatore del film Matrix.

Giuseppe:  L’autista del tratto Napoli-Firenze, autore dei dialoghi più belli con Daniele:

Roma Tiburtina, stazionamento bus, notte.

G: «Daniele, sono Giuseppe della linea Napoli-Torino delle 20:30.»
D: «Dimmi pure Francesco.»
G: «Senti, ci sono otto persone che non hanno preso la corsa precedente perché l’aria condizionata era guasta ed avevano dei bambini, mi chiedono se posso farli salire.»
D: «E dove li vuoi mettere?»
G: «E dove me li devo mettere Daniè? Sui sedili! Puoi controllare se ho posti liberi?»
D: «Sono liberi solo fino a Bologna, se li fai salire finisce che poi non vogliono scendere, dici che non puoi, che pretendono questi pe n’euro!™ »
G: «Daniè, sto in viva voce, ti sentono…»
D: «Toglilo! Per queste cose mi devi chiamare con il tuo num-»
Io, da dietro: «Tranquillo Daniè! Non fa niente!»

Firenze, stazionamento bus, ancora più notte
«Daniele, qua c'è un polacco che vuole prendersi il pullman..» «Non ho capito Francè...» «So Giuseppe!»
«Daniele, qua c’è un polacco che vuole prendersi il pullman…»
«Non ho capito Francè.»
«So Giuseppe!»

Olaf: L’autista polacco che voleva prendersi il pullman, pensando che fosse la corsa precedente (quella con l’aria condizionata rotta), ormai sparita dai radar da più di 3 ore.

Il fiorentino: Frutto dell’amore blasfemo tra Benigni e Ceccherini, ci ha portato da Firenze a Bologna. La cosa migliore che ha detto è stato “Arrivederci” quando se n’è andato.

Ha bofonchiato fastidiose frasi con “si” impersonale e tempi a cazzo, tipo “Noi si stava andando”, che ai fiorentini non gli puoi dire nemmeno niente altrimenti se ne escono che Dante era fiorentino, la lingua l’hanno inventata loro e quindi sbagli tu, per principio.

Poi una seria raccomandazione:

«Si prega i viaggiatori di recuperare i bagagli e di non dimenticare affetti personali.»

Se solo l’avessi ascoltato… *sniff* non riesco a trattenere le lacrime, Addio nonna! Mi dispiace!

Oleg: Gemello di Olaf, ci ha portati da Bologna a Milano. Era terribilmente simile a Megabus man.

La mascotte però sta pieno di figa, perché c'ha il capucchione più grande e, alla fine, le dimensioni contano.
Megabus man sta però pieno di fica perché c’ha il capucchione più grande e, alla fine si sa, le dimensioni contano.

Oleg, durante la sosta, è andato in evidente difficoltà nell’annunciare in italiano che il bus sarebbe ripartito alle 09:20.

Non scherzava.

È ripartito lasciando tre ragazze a terra. Quando è stato fermato, ha cominciato a ripetere istericamente, col vapore che usciva dalle ‘recchie, tipo majin boo chiattone:

«VENTICIIINQUEEE!!!» alludendo al fatto che erano le 09:25.

In una sola parola ha racchiuso tutto l’odio possibile verso l’etnia italiana e la sua atavica indole ritardataria. Per carità, teneva ragione, ma ci abbiamo riso lo stesso come le merde.

Il Colombiano:  Fare da narcotrafficante, ciuffo alla MacGyver, pelle lucida e divisa impeccabile, ma con i primi due bottoni della camicia sbarazzinamente sbottonati.

Sommo cacacazzi, ci ha sfrantecato l’anima da Milano a Firenze.

  • Ha rotto il cazzo ad uno che s’era steso sui sedili urlandogli: “Non è un letto eh!”
  • Ha rotto il cazzo via microfono allo stesso che ha starnutito urlandogli: “Salute eh!”
  • Ha rotto il cazzo a nemici immaginari nell’aria davanti a sé, trovando una bottiglia vuota pepetiando “eh!”
  • Ha rotto il cazzo a tutti, facendoci scendere PER FORZA, TUTTI, alla sosta.
  • Ha rotto il cazzo facendo ripetutamente il farinello con due turiste bionde, attaccando bottone con un viscido “Call you mom eh!” al quale ho riposto mentalmente“‘Ncul a mammt eh!”.

Salvador: Venticinque anni di esperienza come autista, ci ha portato fino a Napoli, in anticipo, salvandoci dal congelamento riportando la temperatura dell’aria condizionata a livelli compatibili con la vita e ci ha svelato diversi segreti sul traffico domenicale.

* * *

Alla luce di questa esperienza di 12h + 12h, Megabus è da consigliare?

Si.

  • I prezzi sono imbattibili.
  • Si possono ricaricare smartphone, tablet, notebook e vibratori.
  • Il cesso è spaziale. Piccolo, ma funzionale, profumato e con tutto il nécessaire.
  • C’è l’aria condizionata, di solito. A noi era pure troppa, ma credo tentassero solo di ibernarci, mica mi posso lamentare,  pe n’euro!™
  • Di solito arrivano. Anche in orario. Il nostro era persino in anticipo.
  • Ci sarebbe il wi-fi, ma funzionava cosi male che non funzionava. Non sono riuscito nemmeno ad aggiornare il meteo, ma vabbuo’, pe n’euro!™

In definitva, sulle tratte medio-corte (Napoli-Roma o Napoli-Firenze, per esempio) è perfetto.

Su quelle lunghe meno, perché per uomini di altezza media e donne di altezza leggermente superiore alla media, è impossibile trovare una seduta comoda e non ci sono le tendine, quindi il viaggio risulterebbe poco confortevole e un po’ stancante, ma pe n’euro!™

* * *

Resta da capire solo come facciano a mantenere dei prezzi così bassi.

Giuseppe ci ha spiegato che risparmiano non appoggiandosi alle agenzie, ma sudava ed era a disagio. Chiaramente mentiva.

PRIMA IPOTESI
Secondo il mio amico,  l’Ingegner Rossi, arrotonderebbero con il narcotraffico. Salendo ci avrebbero dato una bustina con 10 ovuli di eroina, da recuperare 12 ore dopo, nel pulitissimo bagno. Sulla carta è un piano perfetto, ma è da escludere, poiché non ci hanno dato niente da ingerire.

SECONDA IPOTESI
Il narcotraffico comunque non va scartato, potrebbero semplicemente nascondere la roba sul bus alla vecchia maniera. Questo spiegherebbe il nervosismo e lo strano comportamento del Colombiano: Ci avrebbe costretto a scendere solo per controllare che la roba fosse al suo posto o per prelevarla e smerciarla in autogrill.

TERZA IPOTESI
Un evergreen, ovvero, riciclano i soldi della camorra.

QUARTA IPOTESI
Quella più inquietante. Siamo tornati in meno di quanti fossimo partiti, mancavano diverse ragazze. Han detto che avevano preferito tornare con il treno.
Io non ci credo.
Saranno finite in un giro di prostituzione, date in moglie a militanti dell’ISIS, uccise dai trafficanti d’organi o, peggio ancora,

–> costrette a fare le ballerine per Sandu Ciorba! <–
(È da vedere assolutamente! )

Anche se alla fine che ce ne fott, pe n’euro!™

* * *

#MILANO.

colonne-san lorenzo

Non c’ero mai stato, però m’è piaciuta, tenendo conto che è stata più fuga che toccata.

Non mi dilungherò, Perché fa caldo, ma mi sono sentito quasi a casa.

  • C’è l’equivalente di San Domenico, con la gente seduta per terra, solo che si chiama San Lorenzo.
  • C’è la Peroni da 66cl a 2€.
  • Via Torino sembra un po’ il Rettifilo.
  • Uno mi ha chiesto una cartina lunga, gli ho risposto con il solito “No, mi dispiace fratè” e m’ha capito. Poi dicono che non siamo uguali!
  • Sono stato trovato da un umano caso, che poteva essere me tra dieci anni e abbiam fatto una lunga chiacchierata, salutandoci tre volte.

Inoltre, ho conosciuto ben cinque milanesi simpaticissimi, gentilissimi e bellissimi!

  • Un milanese emigrato dal Vomero, amico di amici.
  • Un milanese peruviano con una vespa viola.
  • Un milanese di Milano, che però ha detto che praticamente c’ha solo amici di Napoli e m’ha pure offerto una Peroni!
  • Una milanese amica sua, che quindi non sono sicuro fosse di Milano, ma non mi sembrava di Napoli, comunque era simpatica.
  • Un tassista milanese a fine turno, che però era di Pavia e c’ha la donna che è originaria di Portici.

Quest’ultimo mi ha pure portato a fare un veloce puttan tour, durante il quale ho potuto ammirare un estemporaneo padiglione Expo del Brasile, pieno di prostitute con la coda!
Ma ci pensate! Che coincidenze! Anche a Napoli ci abbiamo le prostitute con la coda!

Che poi che fa che tengono la coda…

pe n’euro!™

L’importante è che si stanno attente e non se la chiudono nelle portiere.

Capace in cucina, passabile in corridoio, imbattibile sul divano. Accompagnatore indefesso, paziente ascoltatore, oratore discreto e supereroe nella norma. L'autoironia mi ha reso tripolare ed ora non distinguo più la realtà dalla realtà dalla realtà. ̶A̶h̶,̶ ̶h̶o̶ ̶i̶ ̶c̶a̶p̶e̶l̶l̶i̶ ̶c̶h̶e̶ ̶p̶i̶a̶c̶c̶i̶o̶n̶o̶. Faccio il disadattato part-time, ma nel tempo libero mi dedico al volontariato e cerco di aiutare la mia depressione.

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