• Deontologia della barbarie

    EXPO Milano 2015, con Megabus.

    EXBOH

    #PREMESSA:

    Sono disamorato, indifferente e freddo, agli occhi di un osservatore esterno.
    Non ne tengo quasi più in cuorpo di niente.
    Sono assai depresso e ho l’entusiasmo che soffre di eiaculazione precoce.
    Mi sento impotente di fronte alla mia vita e fatico a prenderla in mano.
    In compenso, a prenderlo in culo da essa sono così bravo da domandarmi se io non sia stato, in una vita passata, un lubrificante a base siliconica.

    Basta metafore sessuali però, che la paranoia comincia a stringermi nelle sue spire, ed essa è una che «Io non faccio l’amore. Io scopo. Forte» – Mr. Grey

    Raramente mi sentirete esclamare “BelloooH!” e metà delle volte, sarà comunque in tono sarcastico.

    «Perché non vai da uno psicologo, uno bravo? Non perché tu sia così grave, ma se non è bravo non ti serve, finirà solo di distruggerti.» – Marina

    Perché sono pessimista, perché sono autarchico, perché sono stanco, perché non me lo posso permettere, perché non credo in Babbo Natale, perché sono orgoglioso, perché sono masochista, perché ho paura fa caldo.

    Tutto questo altera il mio modo di vedere le cose ed è probabilmente uno dei motivi per cui non mi piace mai/più niente.

    Eccetto le critiche.
    Quelle mi piacciono, anche se non sono costruttive, soprattutto se caustiche.

    Adoro nebulizzare bile nell’aere ed ironizzarci, mentre in controluce si formano deprimenti arcobaleni grigi.
    Ah, mi piace pure il nonsense.

    Siccome non posso stare a spiegarlo ogni volta per contestualizzare quello che scrivo, riassumerò questa premessa usando l’espressione Perché fa caldo™”

    * * *

    #MISSION…

    Grazie a ciò che rende l’italia un grande paese conosciuto all’estero, cioè i favoritismi, le conventicole, le amicizie, le zizze, i patrocini e NeK, sono andato all’EXPO 2015 con ingresso (39€) e viaggio (6€, con megabus) pagati.

    In pratica mi sono mangiato 45€ della Regione Campania, con la scusa di andare a fare presenza ad un convegno su dei nutraceutici nati dalla collaborazione di tre università.

    È non pubblicizzerò niente di tutto ciò! Perché sono un rivoluzionario! Odio la lobby delle università, quella dei nutraceutici, dei cosmetici e dei cibi fortificati!
    SONO DEI TERRORISTI! (cit.)

    Visto come sono eroe romantico e titanico che si erge contro il sistema?
    Visto come sputo, sprezzante e sornione, nel piatto dove ho mangiato?
    DONNE! Ma non vi faccio un po’ arrapare, come un Varoufakis dei poveri coi capelli ancora lunghi?

    Al convegno però ci sono andato. Con l’orecchino a zincaro (a rischio di finire sotto una ruspa), i capelli sciolti e arruffati tutti aDDrogato e questa sobria maglietta rossa con l’hulkbuster armor di Iron Man.

    iron man
    So catchy!
    Ancora nessun eccesso di lubrificazione nelle parti intime?
    Ma come! Sono così provocatore, coraggioso e sicuro di me!
    Si sa che il rosso è il colore di chi osa!

    Dopo dodici ore di viaggio, tutto sudato e feromonico, con solo un anti-traspirante al cetriolo e tè verde (confezionato in una disdicevole forma di cuneo anale) a proteggere il mondo dalle mie ascelle.

    anti traspirante
    Non solo coraggioso, ma anche con spirito di sacrificio! L’odore del cetriolo mi fa strizzare gli occhi come ai gatti, ma per salvaguardare le narici del prossimo, questo ed altro! Come fate a non amarmi?
    Se, al solo pensiero, non vi state sgrillettando il basso ventre,
    arrossendo in volto e ammirando soddisfatte il vostro smalto cupcake imperlato di secreto vaginale,
    siete delle brutte persone!

    In tutti i modi, è stato interessante, nonostante resti dubbioso sulla reale efficacia del prodotto pubblicizzato (ve l’avevo già detto che era una marchetta, no?), ma c’è anche da dire, a costo di dar ragione a mia mamma, che non è che io sia un padre Terno™, forse non capisco un cazzo, ma di questo non voglio parlare, Perché fa caldo.

    Ho però imparato una parola nuova: Bellessere”.

    Il succo del discorso, è stato che oggi le persone chiedono al mondo della medicina allargata non solo il benessere, cioè stare in salute, ma anche il bellessere, cioè sembrare belli, giovani e più in salute rispetto alla propria età.

    Questo mi ha gettato in una profondissima spirale di pensieri e divagazioni sul senso dell’estetica.

    Estremizzando, se fosse meno ipocrita, la gente ammetterebbe semplicemente di voler scopare con partner giovani e belli fino a che non muore di vecchiaia e la risposta più corretta a questo bisogno verrebbe dalla prostituzione, senza andare a sfruculiare la medicina sull’importanza della cosmetica.

    Però pare brutto dirlo.

    Il resto ve lo risparmio.

    Perché fa caldo™.

    L’unica consolazione è stata che, cercando “bellessere” su treccani.it, non ho trovato il lemma, quindi questo neologismo di Enzo Spaltro non è ancora così diffuso e forse ho il tempo di ammazzarmi prima che lo diventi. Forse.

    * * *

    #EXBOH?

    Le critiche sull’Expo sono partite almeno quattro anni fa, quindi non mi va assolutamente di ripetere cose già dette e ridette, Perché fa caldo™.

    LE COSE BELLE O COMUNQUE SCOPABILI.

    Come logistica e collegamenti, lo spazio fieristico è grandioso, spero non venga dimenticato nei prossimi anni.
    È Strutturato in una maniera a prova di idiota, poiché hanno deciso di adottare un design consolidato ormai da millenni: Il cardo e il decumano.
    Ci sono decine di fontanine con acqua fresca ed ancora devotamente ringrazio inginocchiato i progettisti responsabili di ciò, perché mi hanno salvato la vita almeno tre volte. Tantissimi i cestini per la raccolta differenziata, che uniti alla civiltà dei visitatori, hanno fatto si che non vedessi mai immondizia in giro. In numero sufficiente e ragionevolmente pulite le toilette. C’è stata soltanto un po’ di congestione all’ingresso, tra perquisizioni e body scanner, ma vabbuo’ pe n’euro!™ (ah già, so 39€), in fondo era sabato.

    L’albero della vita, un po’ il simbolo della manifestazione, non è affatto male. Certo, nelle immagini che circolavano, pesantemente ritoccate e studiate nei minimi dettagli, sembrava meglio, ma ormai sono abituato alle maledette aspettative pompate dalle foto, quasi l’80% delle ragazze che conosco sui social, sembrano fiche fotoniche, poi invece certe ces-

    Non divagare!

    L’ALBERO! L’albero è carino.

    È un frullato di 37 metri fatto con uno stendino Foppapedretti molto naïf, l’albero azzurro, mezzo villaggio dei puffi, almeno due Frecce Tricolori, un furgone di pastelli a cera, legno Ikea q.b, guarnito con una fetta di luminarie di natale e una spruzzata di colori acrilici. Tutto servito su uno specchio d’acqua.

  • Esizialesimo

    Konichiwa

    Sapori industriali per malesseri umani.
    Sapori industriali per malesseri umani.

    Il tanfo di ammoniaca del pavimento appena lavato mi ricordava l’odore di piscio di certi vicoli d’estate, la puzza di sigarette gli anni ’90, quando in quei posti ci si poteva ancora fumare.

    Questo bar è rimasto uguale. Uno specchio della Peroni, di quelli da boom economico, sorge e si impone alle spalle del barista, confondendo la prospettiva e la profondità quel tanto che basta a scongiurarmi un attacco d’ansia:

    di solito questi buchi, affollati di vecchi che fumano e giocano a tressette, distogliendo l’attenzione unicamente per palpare il culo alle cameriere moldave, hanno questo spiacevole effetto collaterale su di me…sarà l’assenza di spazio, l’assenza di ossigeno, l’assenza di speranza.

    Vengo qui perché in fondo torturarmi mi piace, di domenica: coltivare la propria angoscia come una delicata orchidea, innaffiarla di pessima birra, accudirla al sole dell’assenza di prospettive.

    Senza velleità artistiche, dio o chi per lui ce ne scampi. Puro masochismo, pestato a morte dalla noia, incapace di reagire. Tutto si modella al vuoto della propria anima. Ho chiamato Rigurgito e gli ho chiesto di vederci qui. Nella gola muchi acri e catramosi. Nello stomaco puro fuoco. Cherosene. Un callo purulento sul polso. Lei se n’è andata, o meglio, alla fine, ha trovato il coraggio di ammettere che, per quel che le riguardava, era tutto finito.

    Guardo il barista, mi stappa una Peroni senza nemmeno chiedere. Significa che vengo qui troppo spesso. Primo sorso e conseguenti brividi lungo la schiena. Mi guardo intorno. Incrocio lo sguardo con la moldava, mi sorride. E’ nuova. Chissà l’altra dov’è finita. Sollevo il bicchiere per brindare alla sua salute, con una smorfia che potrebbe rappresentare alla buona un sorriso. Non le piace. Distoglie lo sguardo. Abbasso gli occhi e sghignazzo.

    Lei mi ha lasciato perché aveva bisogno di spazio. Spero ne trovi a sufficienza.

    Qui dentro non ce n’è.

    Guardo fuori dalla finestra, il buio del deserto domenicale.

    DSCN1700
    “Uscir nella brughiera la mattina dove non si vede a un passo, e jastemare la maronna”.

    Un solo lampione, tre metri d’asfalto e subito dopo aperta campagna che si perde nell’oscurità.

    Tanto spazio, peccato non si veda cosa ci sia dentro.

    Un po’ come dentro di me, penso.

    E penso anche che, se avessi quindici anni, questa cazzata me la scriverei sul diario, o sul mio blog di splinder e, probabilmente, mi farebbe vedere più fica fessa di un bidet.

    Un colpo di tosse che vorrebbe essere una risata.

    Stronzate.