Come ti spiego e risolvo i̶l̶ ̶g̶e̶n̶o̶c̶i̶d̶- le botte sul culetto degli armeni in poche mosse.
Questa settimana, sulla scacchiera politica mondiale, svariate prime donne col cazzo si sono svegliate con il mestruo e hanno deciso di tirare su un putiferio per una storiella successa più di un secolo fa.
Ma io nollosò! Invece di andare ad arrestare a chi arrobba e accire aggente! VeRgONNNiA!
Vi spiegherò e risolverò la faccenda in poche mosse, facendovi fare un piccolo gioco, ovvero dovrete indovinare tra tutte le dichiarazioni riportate nel pezzo, quelle che sono completamente false.
Domenica scorsa, papà Francesco
durante la sua solita messa, ha definito l’olocausto degli armeni
«il primo genocidio del XX secolo.»
Bergoglio era andato a colpo sicuro, pensava fosse una cosa assodata, l’aveva già detta Giovanni Paolo 2 quindici anni prima e poi aveva pure verificato controllando sulla Treccani, che tiene sempre alla sinistra della Bibbia:
genocìdio: Sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa.
Il termine fu utilizzato per la prima volta dal giurista Raphael Lemkin per designare, in seguito allo sterminio degli Armeni consumato dall’Impero Ottomano nel 1915-16, una situazione nuova e scioccante per l’opinione pubblica;
Non poteva immaginare, essendo uomo di chiesa, la reazione isterica dovuta ai fastidi delle dame politiche dei nostri tempi in quei giorni lì, nonostante i passi avanti della scienza e i prodigi della tecnica, come il lactifless.
Le autorità turche si infiammano, incazzandosi aMMMostro col papa.
Recep Tayyip Erdoğan, presidente della Turchia, già calciatore e laureato in Economia e commercio dichiara:
«Quando i politici e i religiosi si fanno carico del lavoro degli storici non dicono delle verità, ma delle stupidaggini.»
Resosi conto della gaffe, vorrebbe oscurare l’Internet, ma i suoi fidati consiglieri gli ricordano che l’ha già fatto la settimana scorsa e le batterie del firewall non crescono mica sugli alberi.
Ahmet Davutoğlu, primo ministro turco, già diplomatico, molto professionalmente e con i piedi per terra, dichiara:
«Un fronte del male si sta formando davanti a noi … Ora il Papa si è unito a queste trame. La Turchia è disposta a affrontare la propria storia ma non permetteremo che la nostra nazione sia insultata attraverso il passato, non permetteremo alla Turchia di essere ricattata attraverso controversie storiche.»
Hanno indubbiamente ragione entrambi.
Gli storici turchi sono unanimamente concordi sul fatto che sia stato solo un complotto, un tentativo di revisionismo storico da parte di chi vuole attaccare il sentimento patriottico turco.
Ovviamente se non si contano quelli scappati all’estero o finiti in carcere, perché per il codice penale turco, parlare di “genocidio” è “vilipendio dell’identità nazionale”, un reato punibile con la reclusione da 6 mesi a 2 anni.
Inoltre questi sono solo mezzucci e ricatti infantili, la macchina del fango, la magistratura e il partito dei lavoratori Curdi che cerca di minare lo strapotere del nobile partito conservatore al governo.
Erdoğan, non avendo sentito tutto il discorso esce dal bagno di corsa, senza lavarsi le mani e dice:
«Gli oltre 100 mila armeni che lavorano in Turchia non sono cittadini turchi, li potremmo espellere anche se ancora non lo abbiamo fatto…»
Il presidente degli Stati Uniti D’America, Barack Hussein Obama II, tira fuori il cazzo e cerca di meritarsi il premio nobel per la pace:
«Veramente pure noi siamo d’accordo col papa eh…»
Erdoğan, ormai tutto paonazzo in volto, perde la calma e, gesticolando contro sagome invisibili, allucca tutto scomposto:
«Vabbè, ma mica abbiamo fatto come i nazisti! Mica siamo stati così sistematici! Mica è stato uno sterminio di tale portata! Mica era tutto pianificato! Quale piano? Non c’era nessun piano! Non c’è stato nessun genocidio e poi…e poi… E ALLORA LE FOIBE? EH? EH?»
Poi, riprendendo un po’ il controllo di sè, si calma e avverte, con abile metafora calcistica, disciplina a lui nota:
«il papa non ripeta l’errore!»
Perché la prima volta, è giallo, ma la seconda si paga col rosso. In un gesto di distensione, temendo forse una reazione violenta dallo stesso, evita accuratamente di mettere in mezzo le mamme.
Il NOSTRO, Matteo Renzi, preoccupatissimo e pensoso, alza le mani e non fa dichiarazioni, che non c’ha palle di mettersi a trovare un bombolaro nuovo adesso, nel caso la Turchia non apprezzi le sua parole e per infantile ricatto lecito e maturo comportamento, ci staccasse il gas.
Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon interviene e cerca di placare gli animi facendo appello alla sacra tecnica della paraculaggine, denominata “Tu tieni ragione, ma loro non hanno tutti i torti, facete la pace ja!”:
«Il massacro degli armeni è stato un crimine atroce, ma non supporto la definizione di “genocidio”»
Mentre succede tutto questo, degli hacker turchi, per rappresaglia, bucano il sito del vaticano.
La Santa Sede li ringrazia calorosamente, perché la cosa gli ha permesso di raggiungere il loro nuovo record di visite giornaliere, così l’hacker, deluso, dopo poche ore rimette tutto a posto.
In tutto questo bordello, alle parti isteriche coinvolte sembra sfuggire
un piccolo e trascurabile dettaglio.
VENTUNO stati, tra i quali già Città del Vaticano (è uno stato! Vale!) e gli USA, hanno già UFFICIALMENTE riconosciuto il genocidio armeno.
Da anni.
L’Italia l’ha fatto da circa quindici anni, con la risoluzione della camera dei Deputati del 16 Novembre 2000.
Quindi Matteo, ti bastava mandargli un tweet con il link, scaricando la colpa sui governi precedenti, per una cazzo di volta avresti avuto ragione.
Perché so caduti tutti dal pero adesso? Di che cazzo stiamo a parlà?
OVVIAMENTE, io ho la spiegazione e la soluzione.
Come tutti i bisticci tra persone che si amano, anche questa volta è stato solo un problema di comunicazione, un’incomprensione, un fraintendimento, un vezzo semantico.
Quello che vogliono dire le autorità turche è che non c’è stato alcun genocidio.
Nessuna metodica distruzione, sterminio o deportazione di un’etnia e altre amenità, quello che è successo è capitato per caso, bell e buono, n’improvvisata tra amici finita male, non c’era nessun progetto sotto! Ve lo giuro sulle ossa carulate di zia nanninella!
Quindi, per risolvere l’impasse è sufficiente che chi ha fatto queste pesanti accuse, rettifichi, con qualcosa del genere (potete copiarlo paro paro eh, che per gli amici questo ed altro!):
«La deportazione e il violento massacro di qualche milione di armeni, non è stato un genocidio, perché non c’era nessun piano di sterminio sotto, bensì è stato solo un regolamento di conti personale, con ognuno di loro singolarmente, in maniera strettamente personale e scollegata dagli altri, come rappresaglia in seguito ai tafferugli causati da qualche facinoroso, probabilmente dei centri sociali limitrofi, durante i quali, ahimè, ha perso la vita anche qualche innocente. Il fatto che fossero tutti armeni è stata solo l’ennesima sciagurata coincidenza.»
Intanto ieri a Lione…
I System of Down hanno dato un concerto. Il frontman del gruppo, dal suo account di facebook ha anche ringraziato il papa:
«It’s nice to see one leader who hasn’t changed his tone since ascending to a higher office.»
Per poi aggiungre che gli vuole anche un sacco di bene, dedicandogli il brano “Lie Lie Lie”.