• Esizialesimo

    Il Calypso dell’Allegoria.

    Calypso
    Giustappunto (art by Marubad).

     

    #Calipso è una Dea del Mare,

    Immortale, bellissima, disinibita, riservata, birichina, sottomessa, morbida e pulita: chiamare al +393281660051 chiedendo di “Anna”,  solo nelle ore di scuola che col criaturo a casa non è cosa, LaMMerda si tiene pure un cazzo in culo (tutto mamma sua 💕) ma una parola mai!

    Su prenotazione si effettuano depilazioni, aborti, consulenze finanziarie, revisioni di articoli scientifici e pizze fritte, ma solo nel fine settimana.

    Leggenda narra che si innamorò di Ulisse, il quale dopo essersela spassata per sette anni, rifiutò l’immortalità e andò a piangere dalla Signora Maestra Atena perché Calipso non lo faceva ascì, ma lui se ne voleva tornare ad Itaca, da quella vecchia cuperta intesechita di Penelope, che certamente gli era stata fedele, preferendo fare la cazetta piuttosto che cedere alle lusinghe dei numerosi pretendenti.

    Noi facciamo finta di crederci, perché è ciò che ci racconta Omero ne L’Odissea.

    Omero, uno che non si sa nemmeno se sia esistito veramente. Per quanto ne sappiamo, poteva essere anche solo un intercalare usato quando tramandavano oralmente i pettegolezzi  finito per essere poi considerato come il nome dell’autore quando le hanno raccolte in forma scritta.

    O forse era una specie di hashtag con il quale si categorizzavano i contenuti: se trovavi scritto alla fine di un testo “Omero” sapevi già che si trattava di un particolare tipo di poema epico, esattamente come succede oggi sui siti porno.

    Per quello che me ne fotte, potrebbe benissimo essere Liberato tornato indietro nel tempo, ma se proprio me lo chiedete (e so che morite dalla voglia di farlo), in quanto avente diritto alla mia opinione non supportata da evidenze minimamente valide, affermo con inusitata certezza che Omero è il nome d’arte di una buciarda cretina (pure se è maschio), tra la quarantina e +∞, cresciuta a pane integrale di segale, romanzi Harmony e “Tempesta d’Amore”, i cui riferimenti culturali più elevati sono Gigliola Cinquetti e La Principessa Sissi (volevo scrivere “Il Piccolo Principe”, solo che da quando s’è saputo che è il libro preferito di Virginia Raggi e Alberto Stasi, è un po’ troppo inflazionato).

    Essa vive a Fiesole, ma ama molto Capri, perché c’è il mare. Fine biografia.

    Per intenderci, è una di quelle petulanti frangipalle alla quale non rispondono più nemmeno i gatti castrati quando li chiama per la pappa, preferendo essi morire di stenti o andarsi a tuffare nella friggitrice del più vicino ristorante con coniglio a menù, piuttosto che continuare a sentirla.

    Essendo sola e vuota, si votta a fare qualsiasi cosa per coprire lo scalpiccio della Morte che si avvicina:

    La perpetua; la promoter; la mamma a tempo pieno (pure se è zitella); la sceneggiatrice di fiction Rai; la porta della ragazza accanto; la naturopata; l’insegnante di islandese ai bambini sfortunati di avere lei come insegnante (pur padroneggiando solo l’astigiano e la lingua farfallina); la ragazza del Coyote Ugly; la levatrice; la supertestimone di quassiasicosa; l’esperto che dice cose negli articoli scritti con pressapochismo ed inevitabilmente, siccome per disgrazia legge e scrive, finisce a fare anche l’autrice che da voce alle odissee quotidiane delle giovani donne/uome/cane/vecchie protagoniste del loro tempo e dilapidatrici del nostro.

    Ha un discreto successo, perché come lei ce ne sono diverse ed è noto alla Scienza che i simili si supportano ed incoraggiano per associazionismo darwiniano (“Amoreee! Ma sei bravissimaaa, a quando un manoscritto?”), concetto elegantemente reso dall’espressione “merda e merda fa scopa”.

    Praticamente parlo di vostra zia o di voi tra pochi anni, pure se siete maschio.

    Se c’è qualcuno che sta già prendendo la rincorsa per rinfacciarmi che l’Odissea c’ha millantasette anni, quindi ho scritto un vaniloquio paradossale, pieno di banali clichés, imprecisioni e riprovevole misoginia, non posso che dirgli:

     

     

    VAFFANCULO!

     

  • Vedo Cose - Mi faccio di Gente

    Tommaso

    Kim Rossi Stuart.
    Jason Bradford Priestley.

    Questi nomi vi dicono niente?

    Per me sono stati un incubo. I semi di traumi tutt’oggi rigogliosi.

    Jason Priestley - Brandon Walsh
    “Negli anni ’90 chiavavo solo io!”

    Jason Priestley fu “Brandon Walsh” in quel cancro su pellicola chiamato “Beverly Hills 90210” regalatoci dal buon Darren Starr.

    Fu il primo vero teen drama, padre prolifico genere che poi ci deliziò con Dawson’s Creek” e continua tutt’ora a sorprenderci con tante leccornie.

    Un giorno il karma te la farà pagare, Starr.

    Appassionato di corse d’auto e pilota, anni fa si distrusse la faccia e rischiò la paralisi in seguito ad un grave incidente.

    Purtroppo è stato ricostruito ed oggi è un attore e regista senza infamia e senza lode.

    Kim Rossi Stuart
    “Ahah! Io chiavavo più di te e sapevo fare pure il Colpo del Drago!”

    Kim Rossi Stuart invece è diventato famoso con “Il ragazzo dal Kimono d’oro”, un pietoso plagio italiano di “Karate Kid”.

    Negli anni ha interpretato ruoli discretamente importanti, come quello de “Il Freddo” in “Romanzo Criminale”, o l’omonimo criminale pluriergastolano in “Vallanzasca – Gli angeli del male”. 

    È anche stato un Gesù Cristo che vatte un vecchiariello-Satana (grandissimo momento di televisione).

    Ma tanto, molte di voi lo ricorderanno umidamente solo per aver interpretato il principe Romualdo, in “Fantaghirò”.

     

    4-romualdo
    Che fa pure molto “Jon Snow”, non trovate?

    Pure lui è attore e regista, ha due cognomi e si è sfracellato,
    ma con la moto.
    Hanno anche altre cose in comune, come l’essere papà, avere il cazzo ed essere nati entrambi nel ’69.

    Il punto però non è questo.

    Beverly Hills 90210 e Il ragazzo del Kimono d’oro sono state le prime cacate che ho visto con mia sorella.

  • Deontologia della barbarie

    #fertilityday: il 22 Settembre sborrale nel cuore.

    Fertility-Day
    Ovunque proteggi, ma soprattutto ‘mmiez ‘e cosce.

     

    #fertilityday

    Sugli aspetti seri della questione non è il caso di fare nemmeno mezza riflessione, sarebbe imbarazzante e ridicolo, anche per gente come noi.

    Davvero.

    Mi cascano le palle, mentre io vorrei conservarle nel caso le spore che custodisco nei coglioni trovino – un giorno – le condizioni ambientali adatte per germinare in qualcosa che si limiterà a cacare e mangiare per tutto il primo anno di vita, per poi passare – crescendo – a cacarmi il cazzo e deludermi votando Lega Nord.

    Gioia e giubilo.

    Quindi, avanti con le fesserie!

    #UN

    Salta subito all’occhio che #feritlityday è un nome di merda. Su questo possiamo essere universalmente d’accordo.

    Usare inutili inglesismi solo per sembrare più “catchy” (che Zeus mi fulmini) riesce nell’impossibile impresa di risvegliare in me il latente fascismo che non sapevo nemmeno di ospitare nell’animo di chimiemmuorto.

    Amo la lingua della sterlina e la preferisco negli ambiti tecnici, quando l’italiano (causa traduzioni al risparmio affidate a cani) risulta sovente ambiguo e poco scorrevole, però l’autarchia linguistica fascista almeno fa sorridere!

    Non è da sottovalutare che fu opera, tra gli altri, dell’ardito D’Annunzio, antesignano della figura dell’amministratore di supporti audiovisivi atti alla commercializzazione sociale (social media marketing manager), dannatamente bravo nel cesellare persuasione e gusti del pubblico sullo stesso gioiello letterario, a differenza degli odierni “colleghi”, cianciugliatori all’albionica maniera di parolette forestiere raccattate balordamente gingillandosi in deplorevoli esotismi!
    Cani traditori!
    Subumani vilificatori dell’italica favella, giacché sia essi stessi che il loro target bersaglio, padroneggiano goffamente solo quattro vocali su cinque!

    Come dimenticare la “Bevanda arlecchina”, oggi divenuta un vezzoso “cocktail”.

    Viceversa, l’abuso di inglesismi e inglesizzazioni mi causa reazioni autoimmuni alle gonadi e perdite di tempo, che tante volte non solo devi tradurre comunque il termine, ma pure spiegarne il significato in italiano, perché chigliemmuorto.

    C’erano una moltitudine di alternative per il nome delle campagna, per esempio #giornatadellafertilità sarebbe stato meglio (anche se avrebbe fatto schifo lo stesso) oppure, puntando tutto sulla malizia, anche un bel #saltodellaquagliasbagliato o un lapidario #creampieday (che essendo slang, va bene pure in inglese), avrebbero fatto la loro (s)porca figura.

    #DEUX

    Ammirate il bruttissimo logo!

    Fertility-Day-logo
    Quando la professionalità non sai nemmeno come si scrive.

     

    Volendone fare una disanima tecnica, possiamo dire che è veramente brutto, ma quale disanima tecnica vogliamo fare?

    Più lo guardo e più cresce in me il disagio.

    Nella sconfinata matrice di lettere che è la mia mente (un po’ Matrix, un po’ Ruzzle) si forma e disfa continuamente la stessa frase:

    «Il 22 Settembre sborrale nel cuore.»

    Che è comunque un grande slogan.

    #TROIS

    Tecnicamente possiamo analizzare il font carattere utilizzato:

    Jokerman.

  • Esizialesimo

    Marocchino di Merda.

    Cavone
    Napoli, Cavone (Foto originale di Silvana Bernardelli)

    È una calda sera di Luglio.

    Una brezza, singhiozzante,  si leva da Nord-Ovest e giunge dal Tirreno fino alle mie narici:
    o è passata da Pozzuoli, o sono i bidoni ‘ra munnezza che ruttano.

    Bollettino dei naviganti

    “Il faro di Capocozzo si è spento, fare attenzione. Mari: Mare Adriatico fermo, per manutenzione.”

    Non è il solito torrido morire, ci sarebbero le premesse per una serata piacevole, se non fosse per il fetore che si leva dei rigagnoli di urina, serpenti giallognoli che si intrecciano sensualmente in un sottobosco di basole logore, sino ad unirsi in una threesome idrofobica col rivolo di olio di semi di pneumatico che testé viene sversato nella saittella.

    Un momento davvero imbarazzante per la Chimica.

    Una blatta rossa (Periplaneta americana) schizza dal tombino e fugge via a gran velocità, allarmata. Credo stia urlando e che sia terrorizzata. La sento invocare su di sé la protezione di tutti i santi verso i quali una blatta può indirizzare le proprie preghiere:

    San Francesco D’Assisi; Santi Burroughs e Cronenberg; Santissimo Franz K. e Sant’Organica.

    Una macchia grigia all’angolo del marciapiede, confusa tra cumuli di bollette perse, si rivela essere un zucculone (Rattus norvegicus) martoriato, ma tutt’altro che morto: con sicuro guizzo, addenta la croccante blatta.

    Vatti ad affidare ai Santi.

    Nemmeno il tempo di digerire, che la vita del ratto sublima nello spazio dei ricordi con uno squittio calante: un cane malconcio (Canis familiaris) lo ha afferrato e squartato, ma vedendomi avvicinare, per timore che avanzi pretese sulla preda, si allontana tenendola tra le zanne.

    Viene travolto da un Liberty 50 (Piaggius cinquantinus libertinensis sp.) con livrea crema e bande cromate, credo un maschio. Il sub-adulto di Homo Sapiens alla guida si è fatto molto male cadendo, ma la sua agonia ha presto termine: subitamente, un adulto della sua specie a cavallo di una Transalp (Motocyclus sicarii), lo fredda con tre colpi di arma da fuoco, spedendo tutti i suoi sogni incompiuti nell’Iperuranio (o in uno scasso fuori Torre Annunziata, mi confondo sempre).

    Per pietas o perché aveva sconfinato?

    Il quesito ha giusto il tempo di prender forma, che l’adulto cambia stato fisico, omogeneizzato dal metallo brunito di un SUV che mio Padre al mercato comprò.

    Sono sconvolto, sono perso, sono confuso.

    Mi guardo intorno e – incredulo – vedo un Saviano in bianco e nero, scalzo e con un saio da jedi, che annuisce e mi sorride.
    Si gira e bacia una croce di legno, poi punta lo sguardo di lato, verso il vuoto, si passa una mano sul capocchione sudato e, dopo aver riposto la moleskine con la freschissima sceneggiatura sotto al saio con fare da zingara, si inerpica in un pippone polveroso su come la vicenda gli abbia riportato alla mente quella notte del 24 Agosto, a Parigi, quando poco più che bimbo, non riusciva a capire cosa stesse succedendo intorno a lui e mille e più “Perché?” andavano ad affollare la sua pargola coscientia.

    Era la notte di San Bartolomeo del 1572, doveva essere un dì di festa (pure se era notte) e invece furono massacrati migliaia di ugonotti. Oggi, mezzo millennio dopo,  i suoi “Perché?” sono ancora lì, irrisolti e gravati dagli anni.

    Chiudo gli occhi, scuoto la testa, urlo. Non può essere reale! Non è possibile!

    Li riapro e PORCOILCAZZO!
    ‘Sti maledetti fumi lisergici del kebab fanno brutti scherzi! Dovrebbero vietarli, Cristiddio!

    Il caniello però era vero: a metà strada tra un deperito Dogmeat – loppide di Fallout 3 –  ed un peluche dopo una centrifuga di troppo.

    Tipo così, ma con il 130% di fame e disperazione aggiunte.
    Tipo così, ma con il 130% di fame e disperazione aggiunte

    Gli sguardi si incrociano ed io rompo il silenzio:

    «Ciao, embe’?»

    Si gira e va via. La posteriore sinistra è grande come il prosciutto di un maiale, sarà un tumore. Povera bestia, chissà quanto soffre…

    Speriamo non finisca in un kebab, che i tumori si masticano con difficoltà.

    Basta distrazioni! La situazione è critica, devo fare in fretta!

    Non li vedo, ma so che son lì a scrutarmi, nascosti dietro le tende, camuffati nelle anse buie di queste stradine contorte come viscere di capra. Ne avverto il fetore nauseabondo, costantemente a pochi palmi da me, come mi seguisse.

    Con la coda dell’occhio posso quasi vederlo, quel marocchino di merda affacciato al balcone! Tutto spavaldo, che attende solo una mia debolezza, un mio stupido errore, per fottermi e derubarmi anche della dignità!

    Stronzi.

    Invadono clandestinamente i nostri spazi più intimi, più fraterni e ci scorticano ferinamente dall’interno, sventrandoci senza onore o pietà.

    Accelero il passo, ma di poco.

    Questi sporchi pezzi di merda fiutano la paura! Anche in quest’aria così pesante da non permettere al vento di diluirne il tanfo. Nella luce gialla del lampione intravedo fiocchi di fetenzia in sospensione, sento quelle spore di lordura incestarsi nelle pieghe dei jeans e filtrare attraverso le fibre della maglietta, fino ad avvilupparsi in un nefando abbraccio col manto idrolipidico della mia pelle.

    Il puzzo acre del sudore stantio mi è insopportabile.

    Smetto di inspirare col naso e filtro l’aria tra i denti, con respiri corti e convulsi. Funziona per pochissimo, poi sento lo sporco incatramarsi sulla mia lingua.

    Ho la nausea. Potrei vomitare.

    Devo stare calmo. CALMO.

    Una minima distrazione, una singola contrazione superflua e potrebbe scatenarsi l’inferno. Devo mantenere il controllo assoluto di ogni mia fibra.

    Eccolo, il portone! Posso farcela. DEVO farcela. Le chiavi! Qual è? Quale cazzo è? Perché non apre! Apriti cazzo! APRITI!

    *TLACK*

    Sono dentro.

    È fatta.

    Adesso scusatemi un attimo…

    * * * 15 Minuti Dopo * * *

    MAMMAMA’! E CHE CACATONE!

    Avrò perso quanto, cinque chili? Cristo, non riesco a camminare, sono sbilanciato da un lato, ahahah! E comm’ mi feta l’ascella poi! Questa maglietta non la esorcizzo nemmanco col Last a limone, è solo da bruciare.

    Comunque, mai più cena da Amir. MAI.

    Il pollo in salsa all’arancia con hummus sarà pure buono, ma ti svergina il culo da dentro! Ho visto gente incamminarsi sul sentiero della follia per molto meno!

    La Vita è Guerra.
    Una Guerra Fredda
    tra Voi e il vostro Intestino.

    Pensavate fosse un pezzo razzista?

    Sciocchini! Ce l’avevo semplicemente a punta di coltello da ore!

    In fondo però,  il Razzismo pure è ‘na cacata.

    Non nego che il mondo sia pieno di stronzi, piacerebbe anche a me poterli discernere e allontanare usando come filtro comode etichette quali Cultura, Etnia, ColoreNumero di Tette, Provenienza o Fisiognomica.

    Purtroppo però, con buona pace di Lombroso (Scusa a Ce’!), non funziona così, nemmeno per quelli della Lazio.

    Le uniche caratteristiche che accomunano tutti gli stronzi son solo due:

    La prima è che – tautologicamente – son stronzi. L’altra è che nascono, crescono e si riproducono di continuo dentro e fuori di noi, per tutta la nostra vita e non potremo mai sbarazzarcene completamente.

    Per gestirli, il mio consiglio è semplice:

    Dieta ricca in fibre, attività fisica e prendere la sana abitudine di portarsi SEMPRE al cesso, oltre alla salvifica carta e al fidato cappello per proteggerci la testa dal sole (specialmente d’Estate), un buon coltello, possibilmente full tang.

    Alle volte son veramente grossi e cattivi, anche più di chi li partorisce.

    Survival Kit da toilette
    Il tuo peggior nemico è dentro di te. Difenditi!

    * * *

    Dedicato al fratello Mohamir, nella speranza che possa essere vivo, da qualche parte.

    Se fossi morto, che tu possa insegnare agli angeli a dire “Polisia bashtarda, vafanculo, telo fasho vedere io, peso di merda!”, piccolo grande delinquente di Casablanca e coi denti rotti.

  • Deontologia della barbarie

    Yoni: Birra alla vagina.

    State calm-

     

    Alexandra Brandilova
    Bottled Instinct: Sour ale vaginal beer.

    CALMI!

    Evitiamo battutine e commenti cretini.

    Quella del deodorante per fica al gusto di arancia la sappiamo tutti, dalle elementari.

    Quella sulla mela al sapore di figa è repertorio di Silvio Berlusconi.

    Lo yogurt con lo sperma non si può fare. Quello equosolidale-fattincasa-a Km zero al gusto “Ananas e Noci” non è yogurt, ma dove c’è gusto non c’è perdenza.
    Io non vi giudico.

    In compenso, la realtà – con scioltezza – piscia in mano alla fantasia e ci rovina battute e chiacchiere da bar:

    • Il Viagra bloccherebbe la trasmissione della malaria.
      Ironicamente, il Plasmodium falciparum punta sulla barzottaggine deformabilità dei globuli rossi infetti per la sua diffusione, ma il Viagra li fa intostare – non è una battuta! – e, una volta irrigiditi, verrebbero filtrati dalla milza senza finire in bocca alla nostra cara zanzara Anopheles, suo vettore.

    Questo ci insegna che, nel formulare una cazzata dobbiamo stare attenti, perché essa potrebbe rivelarsi vera!

    D’altronde, copioso fu il riso suscitato dall’affermare che la Terra non fosse piatta, forse anche più di quello di coloro a cui dico, scherzando, di tenermi la mamma.

    Basta coglionerie però!

    Siamo caldissimi di amministrative, quindi volgarità, cretinaggine e banalità lasciamole a loro, che stanno scarsi:

     

     

    Uno dei tre è un falso. Si, ma quale?
    Uno dei tre è un falso. Si, ma quale?

     

    Qui solo cose serissime: BIRRA GUSTO FICA!

     

     

    Bottled Instinct sarebbe una sour ale al gusto della (notevole) vagina di Alexandra BrendlovaGli ideatori e promotori delle campagna di crowdfunding – The Order of Yoni – al netto di qualche iperbole e sineddoche nel definire questa birra “quintessenza della femminilità”, quando al massimo avrà una nota acidula riconducibile al sapore della fessa della Brendlova (o ad altre decine di alimenti), hanno adottato uno stile di comunicazione accattivante, malizioso e decisamente bucchiniello.

    Nome orientaleggiante, leva sulla curiosità e sulla vasta tradizione brassicola ed un sempreverde bestseller: la fessa.

    #Il nome: Yoni.

    “Yoni” in sanscrito indica i genitali femminili, sia anatomicamente che simbolicamente, come rappresentazione della Madre Celeste, Shakti. Il corrispettivo maschile è Lingam. Sono rappresentati così:

  • Deontologia della barbarie

    Referendum: Essi trivellANO!

    NoTriv

    #NoTriv? #NoOil? E dai! Poco poco! Faccio piano!

    * * *

    Domenica 17 Aprile ci sta il coso là, il referendum per le trivelle.

    Quello per dire NO! al peRetOlio.

    In realtà dice No! più al gaSsS metANO

    (HAHAHA! Ho detto ANO! HAHAHA!)

    Però non mi sembra il caso di iniziare già in maniera così polemica e stupida, che qua non stiamo mica a Made in Sud! (però mi piacerebbe)

    In Teoria si dovrebbe dire SI! anche per dire NO! :

    • al Governo Renzi;
    • alla plutocrazia di sailcazzcosdfjsdfsdkj;
    • alle ali nere dei cormorani;
    • ai veleni e all’inquinamento;
    • al declino delle sirene nell’Adriatico e dei tritoni nello Ionio;
    • ai leggings color carne;
    • alla puzza di fritto nei pub vomeresi;
    • alla Gardnerella vaginalis;
    • e, soprattutto, alla detassazione de la fess della mamma.

    Ma si sa, quando la teoria incontra la pratica,
    la prima non di rado prende qualche schiaffo.

    Se la densissima cortina di fumo multicolore che hanno innalzato (come chi? LORO!), confondendo (intenzionalmente o meno) noi cittadini, fosse composta di gas serra, a quest’ora il problema sarebbe già bello e risolto per il peggio, perché saremmo tutti fottuti, anche se scendesse a darci ‘na mano, surfando dalle nuvole e senza aver ancora preso il caffè per la fretta, il Cristo redentore.

    Jesus-facepalm

    #PRIMA CHE VI INNERVOSIATE:

    Vi faccio il riassunto della MIA posizione, perché, come disse Theron alla Regina Gorgo in “300”, prima di stuprarla:

     

    This will not be over quickly. You will not enjoy this. I am not your king.

     

    Io sono indeciso se andare e votare NO! oppure astenermi.

    La scelta più logica sarebbe la seconda, perché trovo che un referendum non sia lo strumento adatto per una questione così tecnica e specifica, molto marginale per quanto riguarda la tutela ambientale e che invece è stata percepita da molti in maniera errata ed isterica (“Salviamo il Maaaaaaaaaaaaare! Noi teniamo ‘o Soooooole! E i pinguini? Perché nessuno pensa ai pinguini?”) e strumentalizzata da praticamente tutte le opposizioni (e non solo quelle).

    Però mi girano terribilmente i coglioni a fare quel che vorrebbe Matteo Renzi.

    Lo so, è infantile, ma io con Renzi non ci parlo (anche se questo non fa di me un attivista 5 stelle).
    L’unico modo che avrebbe per acquistare la mia fiducia – forse – sarebbe mandarmi un video in alta definizione della fanfaniana Maria Elena Boschi che, coperta solo da una pashmina rossa, ripete ossessivamente, in ginocchio sui ceci per 69 minuti:

    «usami Berlinguer scusami Berlinguer scusami Berlinguer scusami Berlinguer scusa»

    FORSE.

    Inoltre, dopo trent’anni di studi sulle specie del genere Homo, in particolare Homo sapiens, ho capito che l’astensionismo fa leva sulla seconda forza più potente dell’universo, dopo la Vagina:

    La Pigrizia.

    A differenza della prima, la Pigrizia ha anche il vantaggio di avere effetto su tutti i generi e gli orientamenti sessuali ad oggi conosciuti. Sarebbe un po’ giocare sporco, anche se meno rispetto alle premesse dalle quali è nato e alle maniere in cui è stato presentato ai cittadini.

    Quindi, ho deciso che dirimerò l’empasse chiudendomi in una stanza con 5 litri di Pallagrello Rosso,  dando il via ad una roulette russa.
    Alla fine di ogni bicchiere, interrogherò i neuroni superstiti finché non troveranno, pur di salvarsi dalla morte per disidratazione, un accordo.

    Sicuramente meglio di lanciare una moneta.

    #ADESSO DOVETE FARE UNA SCELTA (Si, un’altra!)

    a) Schifati dal mio punto di vista, già annoiati dalla mia retorica e, ormai sulla difensiva, per nulla disposti a mettere in discussione le vostre convinzioni, potete chiudere questa scheda del browser e buone cose.

    b) Potete addentrarvi nelle mie considerazioni, non di certo definitive e illuminanti, ma per lo meno simbolo del mio sforzo nel cercare di capirci qualcosa, sicuramente maggiore di quello che si son limitati a compiere coloro che han condiviso pensieri come: “Voto Si per salvare il mare”“Voto No per non rimanere senza gas”, “Voto Si/No/Mi astengo perché è la cosa giusta [fine delle argomentazioni].

    Nel primo caso, entrerete a far parte di quella categoria a cui si riferisce  Matteo R ogni volta che dice «Non è questo che interessa agli italiani».

    Nel secondo, utilizzerete 19 minuti del vostro tempo leggendo, dimostrando di riuscire a carpire informazioni anche se non sono infografiche di 700×700 pixel.

     

  • Vedo Cose - Mi faccio di Gente

    Nausicaä della Valle e l’Infierno.

    La Valle dell’Inferno

    è uno dei luoghi più suggestivi del Matese.
    Impervia e selvatica, con gole e canyon, è un brulicare di fauna e flora, dove ancora nidifica stabilmente una coppia di Aquila chrysaetos (aquile reali).

    Foto di Simon "Wildfox" Ciliberti (grazie!)
    Foto di Simon “Wildfox” Ciliberti (grazie!)

    Nel caso decideste di farci n’escursione, vedete di non cacar loro il cazzo, che deveno da scopà.

    Non so esattamente perché abbia questo nome, alcuni sostengono dipenda dalle tante piante di aglio selvatico che la fanno fetare di zolfo, mio padre invece sosteneva che, essendo tutta gole e costoni, il viento sosciante generasse strani ed inquietanti suoni, che le genti locali attribuivano al Diavulu.

    Preferisco la spiegazione del Babbo.

    * * *

    Giorni fa ho rivisto Nausicaä, al cinema.

    No, non quella della Valle Caudina (peccarità, bellina pure lei, ma barely legal!),
    quella della Valle del Vento, classe ’84.

    Erano dieci anni che non la vedevo e, trovandomela di faccia, quasi trasalivo.

    Carina lo è sempre stata, ma s’è fatta proprio femmena! Dura come un delfino! Ha fatto doje cosce longhe che ci vo’ u telpass e le sono anche fiorite due zizze, che meno male che m’ero già seduto.

    Sarà il cibo sano, l’aria pura, l’acqua su Marte, la pillola anticoncezionale (certe volte lo fa…) o forse aveva le tette gonfie per le mestruazioni, in tutti i modi, BENERICA NAUSI’!!!

    Avrei dovuto chiamarti in questi anni, mannaggia Jessica Rizzo…

    La Valle del Vento è un posto dove abita bucolicamente della gente. Si chiama così perché ci soscia sempre il viento. Ma non tanto per dire, proprio sempre!
    Appena smette di sosciare – nel film – tutti si appaurano, addirittura tre bimbe lamentano dolore alle recchie, perché non hanno mai “sentito” il silenzio, senza fruscio di fondo.

    Ovviamente è pieno di mulini a vento, l’ambientazione invece è uno steampunk agricolo ed usano armi e utensili di ceramica.

    Non fate quella faccia, avete mai provato qualcosa di ceramica, a parte il cesso?

    Io ce li ho i coltelli di ceramica e, se all’inizio li usavo con disinvoltura, adesso li tratto con riverenza, perché sono estremamente taglienti e una volta, affettando delle melanzane, mi sono accorciato l’indice di ben 3mm, accorgendomene solo quando ho iniziato a sentirmelo bagnato mentre le melanzane si tingevano di rosso.
    Statv’ accort.

    Personaggi.

    #Tre simpatici partigiani, che, con nonchalance, assaltano un carrarmato con il solo ausilio di bombe-carta e bastoni.

    viecchi

    Noi li sfottiamo i viecchiemmerda, invece dovremmo ricordarci che sono tuttalpiù incontinenti,
    non incompetenti.

    È gente che se l’è vista coi King Tiger, mica con le 500 Pop/Sport/Lounge/Turbo.
    Nonostante l’artrite e l’arteriosclerosi, a bocce e a tressette, ancora spaccano i culi.

    #Il Sommo Yupa, un’avventuriero che gira il mondo in cerca di un perché, ma tutte le femmine dei villaggi gli vogliono bene e gli chiedono di battezzare i criaturi.
    Questo peculiare comportamento, unito ai suoi occhioni, lascia intendere che girando di villaggio in villaggio, non si addorme mai a pesce pulito.

    Se fai il guaio, poi te lo devi crescere.
    Se fai il guaio, poi te lo devi crescere.

    Yupa c’ha un barbaffo hipster che il nonno di Heidi sembra ‘nu criaturo di 10 anni e sfoggia pure ‘na cresta castana che nemmanco El Shaarawy, mostrandoci tutto il suo punkesimo bicolore. La riprova di quanto sia avanti Miyazaki, che trent’anni fa già sapeva i tagli di capelli che si sarebbero portati.

     

     

    Yupa, con una zoccola imperiale morta in testa.
    Yupa, con una zoccola imperiale morta in testa.

    #La principessa Kushana invece si è guadagnata il mio rispetto e il titolo di “Vergine di Ferro”, perché inizialmente è bardata in quella che sembra un’armatura, poi, mentre è ammanettata in prigionia, si stacca quello che si pensava fosse un guanto e scopriamo che è invece una protesi, come tutto il braccio ed entrambe le gambe.

    Kushana

    Ella poi aggiunge, maliziosamente (nel primo doppiaggio no, perché nell’87 in Italia certe cose non si potevano dire):

    «Chiunque diventerà mio sposo, vedrà cose ben peggiori.»

    Insomma, c’ha la fessa d’oro, non nel senso che non la smolla, nel senso che se non ti porti il cuoppo dell’olio dietro quando vai a fare le cosacce con lei, è cazz che sul più bello fa *CLANG* e grippa. A quel punto l’unica è provare a pulire la candela e soffiare due volte nel cycler, che forse riparte.

    #Teto è uno scoiattolo-volpe, tenera mascotte del film e – credo – primo esempio di pokemon della storia dell’animazione.

    Teto
    Teto, dopo aver cacato sui muri.

    #Su Nausicaä già abbiamo arrattusiato, quindi parliamo del suo outfitte:

    Nausicaä

    • Vestarella a manica lunga con collo a pistagna.
    • Guanti e cappello da aviatore, con maschera antigas.
    • Cinturone con marsupio.
    • Ingannevoli leggings color carne.
    • Gambali portoghesi, rigorosamente in pendant con il resto.
    • Daga e fucile.
    • Ricchini rossi a goccia.

    Sulla carta sembrerebbe aver svuotato un mercatino scegliendo le cose più trappane, ma nella pratica fa la sua porca figura, a dimostrazione del fatto che l’eleganza non dipende solo da cosa indossi, ma anche da come la indossi.

    Da notare i taschini modificati in cartucciere, in modo da avere sempre comodamente a portata di zizza ben sei proiettili.

    Come a dire:
    «Sono dolce e gentile, ma sparo».

    Sicuramente più incisivo delle stupide maglie:
    «Stasera faccio la brava».

    È una donna di un certo calibro.
    (Questa è triste e banale, ma se non vi faccio saggiare LO limone di tanto in tanto, finisce che non mi apprezzate più IL zucchero.)

    Abbuo’, mi so sfastiriato di parlare di outfit, torniamo alle cose serie:

    La scena nella quale, su un aereo in fiamme che precipita, fa riparare lo scoiattolo tra le sue tette.

    «Teto! Nasconditi qui!» «Sore', mi ci facc' a tana!»
    «Teto! Nasconditi qui!»

    In quel momento la mia invidia  è stata cosi grande e ringhiante, che da dietro hanno urlato «Shhhhhhh! Silenziooo!» ed ho dovuto tirarle un ceffone, sempre figure di merda mi fa fare.

    Non parlare come se non ci fossi, ti ho già chiesto scusa…

    Scusa un corno! La prossima volta resti a casa, scostumata!

    Nausicaä è una pacifista, messianica, ecologista e dolce ragazza, ma sa anche sparare, tirare di scherma e fare i bucchini guidare aerei, anche con uno scoiattolo tra le tette e, alcune di queste cose, anche senza mani.

    È Gesù Cristo con le tette, Ghandi con le ovaie, Zorro con gli occhi belli.
    Anzi, è meglio di tutti e tre.

    Le piacciono gli artropodi, quindi non ti sveglierà mai in piena notte perché c’è un ragno nel bidet e suppongo che sappia anche aprirsi i barattoli da sola.

    Come non amarla una ragazza così?

    Nella Valle del Vento inoltre, la colata gel non sanno proprio cosa sia e le ragazze non lavorano nei weekend come cameriere per comprarsi 30ml di Black Opium, desensibilizzandoti poi l’olfatto, quando hai la sfortuna di beccarle sottovento, appena uscite di casa.

    Vabbe’, ma il profumo è quella nota in più per distinguersi!

    Vestendosi tutte con gli stessi panni di Zara e Promod?
    Cospargendosi abbondantemente tutte con lo stesso profumo?

    Così non solo non le distinguo, ma la mia priorità diventa scappare a casa per sciacquarmi le narici col bicarbonato nel tentativo di salvare il mio olfatto.

    È anche stupido! Metti che so’ fidanzato co’ una e mi tengo a n’altra: se c’hanno lo stesso profumo, mi posso impruscinare quanto voglio co’ la concubina, che l’altra quando vuoi che mi sgami…

    Ma di che stavamo palrando? Ah si! Quasi dimenticavo: Nausicaä adora i grossi uccelli neri!

    *

    *

    *

    Sono Kai e Kui, una coppia di uccellacci neri usati come cavalcature, che vi pensate? Shhhcostumati!
    Kai e Kui, una coppia di uccellacci neri usati come cavalcature, che vi pensavate? Shhhcostumati!

    Lato Tecnico-Artistico.

    Lo studio Ghibli, insieme al compianto Satoshi Kon (qualcuno ha detto Paprika?) e a pochi altri, riesce a far vedere i colori ai daltonici.
    Devo aggiungere altro?