Yoni: Birra alla vagina.
State calm-
CALMI!
Evitiamo battutine e commenti cretini.
Quella del deodorante per fica al gusto di arancia la sappiamo tutti, dalle elementari.
Quella sulla mela al sapore di figa è repertorio di Silvio Berlusconi.
Lo yogurt con lo sperma non si può fare. Quello equosolidale-fattincasa-a Km zero al gusto “Ananas e Noci” non è yogurt, ma dove c’è gusto non c’è perdenza.
Io non vi giudico.In compenso, la realtà – con scioltezza – piscia in mano alla fantasia e ci rovina battute e chiacchiere da bar:
- In Nuova Zelanda han fatto una chocholate stout con sperma di cervo.
Il donatore si chiama Lagoon ed è stata un successo:
“Sinora tutti hanno ingoiato è nessuno ha sputato”, riferisce il proprietario del pub. Grande popolo i Neozelandesi! Fieri di essere un po’ Kiwi! Grazie anche a Lagoon, che ci ha messo le palle!
- Il Viagra bloccherebbe la trasmissione della malaria.
Ironicamente, il Plasmodium falciparum punta sullabarzottagginedeformabilità dei globuli rossi infetti per la sua diffusione, ma il Viagra li fa intostare – non è una battuta! – e, una volta irrigiditi, verrebbero filtrati dalla milza senza finire in bocca alla nostra cara zanzara Anopheles, suo vettore.
Questo ci insegna che, nel formulare una cazzata dobbiamo stare attenti, perché essa potrebbe rivelarsi vera!
D’altronde, copioso fu il riso suscitato dall’affermare che la Terra non fosse piatta, forse anche più di quello di coloro a cui dico, scherzando, di tenermi la mamma.
Basta coglionerie però!
Siamo caldissimi di amministrative, quindi volgarità, cretinaggine e banalità lasciamole a loro, che stanno scarsi:
Qui solo cose serissime: BIRRA GUSTO FICA!
Bottled Instinct sarebbe una sour ale al gusto della (notevole) vagina di Alexandra Brendlova. Gli ideatori e promotori delle campagna di crowdfunding – The Order of Yoni – al netto di qualche iperbole e sineddoche nel definire questa birra “quintessenza della femminilità”, quando al massimo avrà una nota acidula riconducibile al sapore della fessa della Brendlova (o ad altre decine di alimenti), hanno adottato uno stile di comunicazione accattivante, malizioso e decisamente bucchiniello.
Nome orientaleggiante, leva sulla curiosità e sulla vasta tradizione brassicola ed un sempreverde bestseller: la fessa.
#Il nome: Yoni.
“Yoni” in sanscrito indica i genitali femminili, sia anatomicamente che simbolicamente, come rappresentazione della Madre Celeste, Shakti. Il corrispettivo maschile è Lingam. Sono rappresentati così:
- In Nuova Zelanda han fatto una chocholate stout con sperma di cervo.
Matrimonio di Selfie con Cani, Porci e noci pecan.
♥♥♥ L’altra sera sentivamo un miagolio provenire da dietro ai cassonetti, abbiamo cercato di ignorarlo, ma poi è uscito all’improvviso, tutto trotterellante, un batuffolino di pelo grigio che ci è corso incontro.
Era una zoccola.
Ci ha guardato, ha sputato ‘nterra e ha detto “Vagliù, jatevenn’ a casa, è tardi.”Noi abbiamo urlato in coro come Paola e Chiara ai tempi d’oro “Gatttttinooooooooo!” e non ce la siamo sentita di lasciarlo lì, con il pericolo che finisse investito da un’auto, così l’abbiamo portato a casa. Subito un tipo ha approfittato del nostro momento di tenerezza e mentre eravamo ancora intossicati da ossitocina e pensieri melensi, ad accarezzare il gattino – che si è dimostrato un po’ mordace e veramente scustumato – ci ha chiesto se poteva scrivere un pezzo qui sul blog e gli abbiamo detto di si.
Però è l’ultima volta eh, che mamma si incazza se gli portiamo altri gattini a casa! ♥♥♥L’altro ieri,
il mio cane – che per motivi di privacy e PETA chiamerò Priscilla – mi ha chiesto di fargli un selfie.
«Priscilla, si chiama selfie perché dovresti fartelo da sola.»
«Ma io non ho il pollice opponibile!»
«Allora fattelo con me, daiii, per favoreee!» ♥♥♥ combo di occhioni dolci ♥♥♥
«Vaffanculo, Priscì, vaffanculo!»
Così ci siamo fatti un selfie, come due fidanzatini che si sono appena odorati il culo; che, se ci pensate bene, detto in relazione a un padrone col suo cane, fa abbastanza ridere.
No? Non state ridendo? Cazzo me ne frega, il blog mica è mio.
Ho fatto vedere la foto a tutti, a tutti ho detto che non ho resistito ai suoi occhi dolci, tutti, poi, stavano facendo partire una denuncia per molestie sessuali su un animale.
«Ma non è un animale, mi parla, ragioniamo. Crede che con la fine degli accordi di Bretton Woods del 1973 sia iniziata la crisi perché non ci sono stati più nessi con le riserve auree dei paesi.»
Tutti hanno cambiato numero e hanno chiamato il 118.
Detto questo credo che dovrei mettere la testa a posto e trovarmi una ragazza, invece di fare selfie col mio cane.
Lo penso da molto.
Quei DUE Kiwi al COMICON (Manara Edition).
Venghinò signore e signori, venghinò!
(ma pure se non siete signori eh, che certe volte quelli so’ i peggio)
I vostri due Kiwi preferiti, proprio QUEI KIWI, dal 30 Aprile al 3 Maggio saranno al Napoli COMICON!
…
Nel senso che ci
andiamo a raccogliere il cotonelavoriamo.…
Nel senso come standisti, guardie e schiavi (sessuali e non, a seconda di evenienze e circostanze), che al giorno d’oggi bisogna essere flessibili come non mai sul lavoro. Perché la sua soddisfazione è il nostro miglior premio, anche se non abbiamo ancora capito bene “la sua” di chi.
…
Nel senso che mica pensavate che ci andassimo come ospiti? I blogger seri, quelli che lo fanno di professione (non ridete), ci vanno come ospiti! Noi invece saremo lì a dimostrare a quei bamboccioni di lavoratori, i quali il primo maggio festeggiano invece di andare a lavorare, che a lavorare son buoni tutti, pure quelli come noi, che vogliono solo fare i disoccupati, quindi la smettessero di fare tanto le prime donne, come se ce l’avessero solo loro!
Nel senso, #AffanculoPureAiLavoratori
…
Ma facciamo un po’ di pubblicità gratuita a questo importante evento, che si svolge da anni nella nostra bella Partenope (che in verità non è la nostra città, siamo figli adottivi, ma, come a volte accade, la rispettiamo e le vogliamo bene più noi dei figli veri, che troppo spesso la danno per scontata, trattandola pure una merda).
Cosa c’è al Napoli Comicon che vale la pena di vedere, quindi?
…
CHIARAMENTE NOI!!! Di che altro avete bisogno?
…
Vuoto il sacco, non ho alcuna idea di cosa ci sarà in questa edizione, il programma ormai non lo leggo proprio più, tanto, tutto quello che riuscirò a vedere saranno lo stand, i cessi e il bar (se va bene). Quest’anno ho ripreso di proposito a fumare, nella speranza di avere, oltre alla pausa pipì, anche la pausa sigaretta.
AH NO! Una cosa la so!
Il 30 ci saranno i Tre Allegri Ragazzi Morti in concerto!
Pezzo a caso (non è vero, il caso non esiste)!
UN MOMENTO! Me ne sono ricordata un’altra!
“A me piaceva la mafia di una volta”: Belluscone, una storia siciliana.
Io penso che a un certo punto, in quest’Italia che ha svoltato non interessa più nulla a nessuno di tutte le vecchie storie[…].
Questa nuova Italia più bella, più sicura, più abile va oltre questi fantasmi, questi freaks che di notte tengono compagnia soltanto a te e senza i quali tu ti senti perduto.
Ed è per questo, io credo, che tu non finisci i tuoi film…per non restare solo.
(Tatti Sanguineti).
Belluscone, putroppo o per fortuna, non è un film su Berlusconi. Berlusconi c’è, ma è una presenza melliflua, impalpabile, con filmati di repertorio che scandiscono i decenni, da Milano 2 alla nascita della televisione commerciale, alla “discesa in campo più famosa d’Italia”. Come uno spirito serpeggia nelle interviste tra gli spettatori delle feste di piazza nel quartiere Brancaccio di Palermo, il quartiere siciliano berlusconiano per eccellenza e spiacevolmente famoso anche per questioni legate a Cosa Nostra.
E sul legame a doppio filo tra queste due peculiarità del quartiere Maresco gioca la sua narrazione, chiedendosi se, “come dicono i maligni” le due cose siano collegate.
Ma questo è solo l’involucro che avvolge qualcosa di assai diverso. Il film si spinge nei vicoli e in quel sottobosco urbano pieno di personaggi terribili e meravigliosi allo stesso tempo, che tanto abbiamo amato ai tempi di CinicoTV e de “I migliori nani della nostra vita”. Quei personaggi al limite del paradossale e del surreale, che però sappiamo essere in qualche modo veri, più veri del reale.
Facciamo la conoscenza di Ciccio Mira, ex-barbiere, ex-cantante, impresario di cantanti neomelodici invischiato e ammanicato (dicono i maligni) con ambienti della malavita organizzata e di due cantanti neomelodici di cui è agente, Erik, smilzo, scontroso e berlusconiano fino al midollo e Vittorio Ricciardi, ercolanese trapiantato a Palermo, solare, con tatuaggi e pacco in bella mostra, idolo delle ragazzine dei quartieri popolari.
Dopo i primi 10 minuti il film si trasforma da ciò che poteva sembrare un documentario in qualcosa completamente diverso.
Giochi di Disagio e Prestigio
C’era una volta, tanto tempo fa, che a largo San Giovanni Maggiore incontrai un tipo ragguardevolmente cumbinato, il quale decise di parlarmi della sua visione del mondo, ma solo dopo avermi chiesto una sigaretta per sette volte in pochi minuti, nonostante avessi sempre risposto, coerentemente e mantenendo il punto con fermezza:
«No, non ce l’ho, non fumo fratè.»
Forse sono limitato io, infondo “7” è il numero della perfezione e nella smorfia è “Il vaso di creta”, potrebbe essere stata tutta una metafora del ragno nero che fa il burattinaio con le nostre vite da dietro le tende, per farmi capire PERFETTAMENTE quanto cazzo stava CREPATO il tizio.
(Non ci vuole talento per fare giochi di parole di merda, come non ce ne vuole per pisciare. Discorso diverso è pisciare dentro il VASO [Questo è un doppio gioco di parole annidate, che però, nemmeno fa ridere].)
Probabilmente, no.
In tutti modi, non ho ancora capito bene il perché fatti del genere succedano così spesso, ma comincio a nutrire il sospetto che i miei amici, approfittando del mio daltonismo, mi abbiano tatuato su tutta la lunghezza della faccia, con un colore che non riesco a distinguere da quello della mia pelle, la scritta “Consultorio-Sert”.
Il mio nuovo amico, dopo avermi chiesto, per delicatezza, di dove fossi ed aver saziato la sua curiosità chiedendomi pure, visto che ero di Caserta, che cazzo ci stavo a fare là, cominciò la sua lezione di geografia sociale.
(La tentazione di rispondergli “Eh, se non vengo ogni tanto poi a mammeta chi se la sente…” fu fortissima, ma resistetti stoicamente.)
Riassumendo, fece sublimare circa ventisette minuti della sua vita (e verosimilmente della mia) per dirmi che lui era furbo, perché era di Napoli®, ma no di Napoli come dicono quelli di fuori Napoli®, tipo Casoria, Barra (parole sue, io massimo rispetto per Barra!) o Afragola, che per carità, so bravi uagliuni, ma non sono di Napoli®, non hanno proprio la mentalità del VERO NAPOLETANO®, non è colpa loro se non sono come quelli dei quartieri, che essendo proprio di Napoli Napoli®, hanno tutti un altro tipo di furbizia che noi provinciali non possiamo nemmeno approssimarci ad immaginare.
Lui per esempio, tanto per fare solo UNO dei tanti possibili esempi, teneva un modo per non farsi sgamare la rrobba in macchina dai guardi che non lo potevano mai sgamare, proprio impossibbbile uagliò, era inacchiappabbbile ed era inutile che ci pensavo, perché non ci potevo proprio arrivare proprio, non era colpa mia, è che non ero dei quartieri, mi mancava proprio l’osso, capito come?
Però non me lo poteva dire.
Certe cose sono come i trucchi dei prestigiatori, non si svelano né agli spettatori né a potenziali concorrenti.Però veramente proprio cioè, me lo dovevo levare dalla testa che lo acchiappavano. Sicuro.
MEACREREREFRA’®.
Tutto ciò, detto con una tale sicurezza, che effettivamente non sapevo se pensare che quella scatoletta di latta che si sfilava dalla tasca compulsivamente ogni tanto e dalla quale aveva estratto qualche pezzariello di fumo, fosse in realtà veramente un prodigioso dispositivo da lui inventato, camuffato da anonima scatoletta.
Non so, forse aveva inventato un ammacchiatore di roba quantistico.
Forse, anche se sembrava un bullone spanato a fine corsa, in realtà ero al cospetto di un genio, che a casa c’aveva pure un gatto chiamato Heisenberg, in onore del fisico tedesco, no di Walter White, che Breaking Bad ancora non era uscito.Sapete com’è, tante volte l’apparenza inganna, pure io non di rado vengo scambiato per uno stupratore seriale, quando in verità nella mia vita ho acchiappato solo multe per divieto di sosta, perché stavo senza biglietto sulla cumana o perché giravo a due sul motorino senza casco, senza mai nemmeno aver mandato la foto del mio cazzo (ma neanche di quello di altri) a qualche ragazza o aver esordito in conversazioni con splendidi messaggi disinteressati quali:
«Lo sai sei proprio carina…»
Eppure a volte suscito emozioni ingiustificate…
TRE semplici regole di comportamento urbano che solo un VERO NAPOLETANO® conosce e rispetta.
1. Nelle principali arterie pedonali assicuratevi di camminare il più lentamente possibile e in maniera tale da occupare più spazio perpendicolarmente alla vostra direzione.
Durante la tua passeggiata su Corso Umberto o su Via Roma, è importante rallentare il proprio passo il più possibile, perché c’è la possibilità di venire fermati da un simpatico venditore di calzini, accendini, mendicante semplice, associazioni no-profit, associazioni per la donazione del sangue, e sarebbe estremamente scortese non ascoltare ciò che hanno da dire queste persone e beneficiare delle loro inimitabili e sempre nuove battute (anche a rate, capo!). Inoltre se camminate troppo veloci potreste perdere l’occasione di vedere nella vetrina di un negozio quella maglietta “Stasera faccio la brava” o quel pantalone ultra-stretch che vi renderà unici e inimitabili (80’000 esemplari venduti solo nel centro storico). Non dimenticate di occupare il più possibile il marciapiede in maniera orizzontale, però, perché vi sta a cuore anche la salute di chi va di fretta e cerca di sorpassarvi: per l’eccessiva velocità potrebbe procurarsi uno strappo muscolare, o peggio! Un’ultima raccomandazione, fermatevi all’improvviso davanti a una vetrina, farvi sbattere addosso da degli sconosciuti è un ottimo modo per fare nuove conoscenze!
2. Se per qualche motivo dovete fermarvi a fare qualcosa, assicuratevi di fermarvi nelle strettoie o in cima alle scale.
Captatio Benevolentiae con ing0i0.
Vi starete chiedendo: «Ma che cazzo è ‘sta pagina e perché ce l’ho tra i “Mi piace”???»
La verità è che vi abbiamo hackerato l’account, ma vi poteva andare peggio, potevamo essere l’isis o dei mortidifica che vi avrebbero messo foto di cazzi mosci in profilo p’ tutt part (ciao William!)
La verità vera – oiveramenteperò™ – invece è che la pagina è stata rinominata, così, come l’araba fenice dopo La Sbronza Di Merda, dalla ceneri degli avi e dei padri e di nonnema è nato un caffè veramente brutto. Brutto assai e che porta merdasprùzzo.
Abbiamo buttato tuttecose e abbiamo fatto un blog.
Accussì, bellebbuon.
Che tanto merli, piccioni, gabbiani, cuorvi, passeri e gufi ne abbiamo visti assai, ma fenici mai.