• Crasi VostrEH,  Deontologia della barbarie

    Il Web mi fa Eco nella testa.

    Giugno, 5:07 a.m, forse venerdì, Internet.

    Articolo Aggiornato: m’ero perso un pezzo dell’intervento, meno citato. Perdono.

    Discutevo da giorni con amici di cose che sono successe e quando non lo facevo, loro comunque ne discutevano con me, quindi ad un certo punto è stato d’obbligo dire qualcosa, così tra le voci che oggi mi fanno eco nella testa, almeno c’è pure la mia.

    Tanto le notizie alla fine ti raggiungono, anche se ti imboschi a smartphone spento in una foresta di bambù nel Sichuan, perché ci sarà sempre uno che verrà a fotografare i panda e ti taggherà, con geolocalizzazione attiva.

    Ci stanano i terroristi così, vuoi che non mi trovino gli amici per parlarmi o il padrone di casa per l’affitto.

    Mestamente cedo e mi costringo a farmi un’opinione su cose di cui non me ne fotte, ponendomi domande esistenziali 2.0 poco profonde.

    È il Web che me lo chiede. Indignato.

    Perché aprirsi un account Instagram/Facebook/Twitter/Google+ ?
    Perché aprirsi un Blog? Un canale Youtube? Un profilo su Badoo? Un negozio di cover di iPhone?

    «Perché oggi è fondamentale avere una strategia di webmarketing e puntare sul lato social, sulla seo, sulle infogra-

    NO!

    Usando le parole che avrebbe usato Freud, maestro unico di psicologia, etologia e biologia (la crisi…): «Per chiavare».

    Nel senso proprio di riprodursi. Pure quando lo fai col preservativo. In fondo è il più innocuo degli inganni che ci propiniamo.

    Quando leggiamo una storia, nella nostra mente fantastichiamo di essere un eroe che uccide draghi e salva principesse, così ci svaghiamo e ci rilassiamo.
    Pure se sappiamo che non sta accadendo davvero.

    Quando copuliamo usando contraccettivi, nel nostro corpo fantastichiamo di starci riproducendo, così ci svaghiamo e ci rilassiamo.
    Pure se sappiamo che non sta accadendo davvero.

    (E se accade davvero, vabbuò, hai fatto il guaio, che sarà mai! Mica è ‘na malattia…)

    Questo paragone incidentale, mi fa capire perché di libri se ne vendano sempre meno, ma i preservativi vadano ancora forte.

    Diamo per assodato che c’è questa esigenza comunicativa, per eviscerarne i motivi,  si contatti Freud.

    «Non so bene cosa voglio dire, ma quando lo dirò voglio che tutti mi ascoltino complimentandosi, perché lo specchio s’è scocciato di parlarmi.»

    Pubblicare video in cui si fanno cose, foto di tutto, sbaniare o condividere roba d’altri è diventato semplicissimo e, a parità di scarso impegno, restituisce più soddisfazione dello scrivere, sensatamente e verificando le fonti, di argomenti che si conoscono. Quindi tanta gente lo fa.

    Posso descrivere in maniera tanto carnale quanto poeticamente soave la bellezza e l’estasi erotica di un seno nudo, come nemmeno Dante su dettato di Saffo avrebbe saputo fare, ma un’underboob piglierà sempre diecimila volte più like*. Figurati due. Quindi tanta gente lo fa.

    *A meno che tu non sia un cantante famoso, un’opinionista e web influencer (che brutta parola!) o un famoso semiologo, filosofo e scrittore italiano di fama internazionale. In questi casi, anche se fai un peto, c’hai 32 mila persone che ti dicono “bravoH!”, 23 mila che ti dicono “stronzo!” e svariate migliaia che ti dicono “zoccola!” augurandosi la tua morte. Pure se sei maschio. Ma l’importante è che se ne parli, perché i pagamenti sono in base alle visualizzazioni.
    Morandi, Lucarelli ed Eco. Tre persone con uguale diritto di parola.
    Tre persone che hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. Come tutti (almeno nel mondo civile).

    A questo proposito, qualche giorno fa, per come la vedo io, Umberto Eco s’è ‘mbriacato forte.

    Come tutti noi quando ci ‘mbriachiamo forte, ma con più stile, si è messo a sbaniare contro i tempi che cambiano, la tecnologia, i social network, la stupidità sempre più imperante.

    Come tutti.

    Perché se tutti ci adeguiamo alla società per poter chiavare, tutti ci rifugiamo nel passato per la paura di morire.

    Tutti.